Roma, 18 dicembre 2025 – C’è chi sceglie i mercatini e chi preferisce strade meno battute: in Sicilia, tra colline segnate dai sismi e la salita verso Erice, i viaggiatori di dicembre cercano qualcosa di diverso dal solito. È un fenomeno in crescita, dicono le associazioni turistiche regionali. “Si nota un interesse maggiore per i piccoli borghi e per i posti meno affollati”, ha spiegato ieri pomeriggio a Palermo Alberto Lo Presti, presidente del consorzio “Viaggio Sicilia”.
Chi si avventura sulle strade intorno all’Etna o nei centri dell’entroterra colpiti dal terremoto del 2023 lo fa con uno spirito particolare. “Non è solo curiosità: c’è rispetto, attenzione alle storie della gente”, racconta Lucia Randazzo, guida a Ragalna, mentre accoglie un gruppo milanese arrivato ieri mattina alle 10.45 con un pulmino noleggiato. I paesi colpiti dal sisma – come Zafferana Etnea, Milo, Santa Venerina – portano ancora i segni delle scosse, con crepe sui muri e transenne ovunque. Eppure molti turisti si fermano nelle botteghe e nei bar aperti, magari solo per ascoltare qualche racconto davanti a un caffè.
“Arrivano anche dalla Germania e dalla Francia. Vogliono sapere cosa è successo davvero, come si vive oggi”, confida Giovanni Spadaro, che gestisce una pasticceria a Milo. I dati dell’Agenzia Regionale per il Turismo lo confermano: rispetto a dicembre 2022, nei comuni colpiti dal sisma ci sono state oltre 1.400 presenze in più nelle prime due settimane del mese. Un segnale che la voglia di capire va ben oltre la semplice cronaca.
Poco prima delle 13 la piazza di Trapani si anima di piccoli gruppi diretti a Erice, il borgo medievale nascosto tra le nuvole. Qui il Natale arriva tra nebbia fitta, presepi fatti a mano e una lenta salita verso il castello. “Il sentiero dei Pellegrini è poco conosciuto ma regala viste spettacolari”, spiega Francesca Bonomo, escursionista trapanese che da anni organizza camminate sui pendii fino alla vetta.
Il costo? Dieci euro a persona per una passeggiata guidata con degustazione di dolci tipici e vin brulé nel cuore del borgo. “Chi sceglie Erice a dicembre cerca silenzio e autenticità”, aggiunge Francesca, mostrando le scarpe sporche di fango dopo il ritorno. Nei giorni scorsi alcuni visitatori da Palermo hanno trascorso il pomeriggio tra laboratori di ceramica e botteghe di dolciumi prima di riprendere l’ultimo bus delle 18.05 per tornare in città.
Secondo BookingSicily, in queste settimane le strutture dell’entroterra offrono camere doppie con colazione inclusa tra i 35 e i 50 euro a notte. Niente lusso o pacchetti preconfezionati: chi prenota punta spesso su formule “slow”, spiega Salvatore Berti, che gestisce una locanda a Santa Venerina.
L’accoglienza resta semplice e familiare: “Qui ci si ritrova ancora tutti insieme a tavola, anche se non ci si conosce”. In alcuni paesi – come Ragalna o Linguaglossa – sono ripartiti anche i corsi di cucina casalinga. “I visitatori vogliono imparare a fare il pane nero o la caponata”, racconta Gina Spampinato, cuoca volontaria.
Non è solo la Sicilia orientale ad attirare questo turismo di prossimità. Anche nelle vallate dei Nebrodi e nelle campagne intorno a Patti, in provincia di Messina, cresce la richiesta di esperienze genuine. Il Centro Studi Turismo Sicilia sottolinea che dopo la pandemia è aumentato “un turismo più attento alla sostenibilità e al contatto diretto con le comunità”.
I sindaci sperano che questo interesse non sia solo passeggero. “Ogni camera occupata qui significa lavoro per i giovani del paese”, ha ricordato ieri sera Giuseppe Russo, primo cittadino di Milo.
Così dalla terra ancora ferita dalle scosse alla nebbia mattutina su Erice, la Sicilia offre un modo diverso di viaggiare: lento, curioso, attento ai dettagli – più vicino alle persone insomma.
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