Roma, 9 dicembre 2025 – In un clima definito “sereno” dal Ministero dell’Economia, la maggioranza di governo si è riunita ieri pomeriggio a Palazzo Chigi per discutere della manovra economica 2026. L’appuntamento, convocato dopo giorni di confronto acceso tra i partiti principali, si è svolto dalle 17:30 nella Sala Verde. Il fine? Sbloccare gli ultimi punti critici e trovare un’intesa che tenga insieme le diverse anime della coalizione. La guida resta salda nelle mani di Giorgia Meloni, che ha optato per un approccio più prudente sulle norme ordinamentali, riducendone il peso nel testo finale.
Clima sereno, ma i nodi politici restano
Nonostante le tensioni delle settimane scorse, i protagonisti – tra cui il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la ministra per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e i capigruppo di Camera e Senato – hanno parlato di un confronto costruttivo, con “toni pacati”, come si è sentito a margine dell’incontro. Qualche momento di tensione è emerso, soprattutto quando sono state toccate le richieste di Forza Italia sulle pensioni minime e quelle della Lega in favore delle famiglie numerose.
All’apertura, la premier Meloni ha invitato tutti a mantenere alta la coesione: “La manovra – avrebbe detto – deve restare solida e credibile. Serve senso di responsabilità.” Un appello raccolto almeno a parole anche da chi nei giorni scorsi aveva mostrato qualche riserva.
Norme ordinamentali: meno interventi, più concretezza
Il nodo centrale della discussione è stata la riduzione delle cosiddette “norme ordinamentali” all’interno della legge di bilancio. In sostanza, molte modifiche che avrebbero toccato la struttura amministrativa dello Stato o delle pubbliche amministrazioni sono state messe da parte. Il motivo? Come ha spiegato il ministro Giorgetti, “abbiamo deciso di puntare sugli interventi economici prioritari, evitando cambiamenti formali che avrebbero complicato troppo il passaggio parlamentare”.
La scelta è passata senza proteste ufficiali nella serata di ieri. Tuttavia, qualche parlamentare – soprattutto del centrodestra – ha confidato che cercherà di far tornare alcune misure tramite emendamenti durante l’iter alla Camera.
Le misure confermate: famiglia e imprese al centro
Restano confermate le misure già annunciate dal governo nei giorni scorsi: rinnovo dei bonus per lavoratori dipendenti con redditi bassi, sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato e nuove risorse per il fondo sanitario nazionale. Confermato anche un fondo straordinario per sostenere le imprese energivore e per la manutenzione delle infrastrutture.
Il capitolo fiscale rimane il più delicato. “Stiamo ancora valutando – ha detto una fonte del governo – l’ipotesi di estendere la flat tax agli autonomi sotto i 100mila euro.” Nessuna apertura invece sul ritorno del superbonus edilizio: su questo punto la linea è chiara, si procede con prudenza per evitare problemi nei conti pubblici.
Tabella di marcia serrata: via libera entro Natale
Ora si va verso una rapida accelerazione. Il disegno di legge dovrebbe approdare in Aula alla Camera già la prossima settimana. L’obiettivo – ribadito ieri sera dal ministro Ciriani – è arrivare al via libera definitivo entro il 23 dicembre. Una corsa contro il tempo necessaria anche per evitare l’esercizio provvisorio.
Durante l’incontro più voci hanno sottolineato che “serve unità fino all’ultimo voto”, proprio per evitare sorprese dell’ultimo minuto che potrebbero mettere in crisi l’accordo raggiunto. Un messaggio chiaro ai gruppi parlamentari chiamati a giocare un ruolo decisivo nelle prossime settimane.
Reazioni e prospettive: maggioranza compatta ma attenta
A conclusione della riunione a Palazzo Chigi i rappresentanti della maggioranza si sono detti “soddisfatti del lavoro fin qui svolto”. Non senza cautela però: come ha ammesso un deputato di Fratelli d’Italia, “ci aspettiamo comunque un dibattito acceso in Aula”. Nei corridoi parlamentari si mormora che i veri scontri arriveranno in Commissione Bilancio, dove le diverse anime della coalizione potrebbero far sentire con forza le loro posizioni.
Per ora però la parola d’ordine è una sola: compattezza. Solo così si capirà se davvero tagliare le norme ordinamentali sarà stato utile sul fronte politico e agli occhi degli alleati europei. Per ora tra i leader domina una prudente fiducia sulla tenuta del governo nella fase decisiva della manovra.





