In un’intervista recente, il celebre violinista Uto Ughi ha condiviso le sue riflessioni sul mondo della musica e sul prestigioso Premio Paganini, di cui è presidente della giuria. La sua presenza a Genova, città con un legame speciale con la musica e in particolare con il leggendario violinista Niccolò Paganini, ha offerto l’opportunità di esplorare non solo la tecnica ma anche la profondità emotiva che la musica può trasmettere. Ughi ha sottolineato l’alto livello dei concorrenti di quest’anno, elogiando l’inserimento di una prova cameristica: “Chi vince deve dimostrare non solo di avere tecnica, ma anche grande musicalità e la musica da camera è un banco di prova essenziale”.
L’importanza della musica da camera
La musica da camera, che coinvolge piccole formazioni strumentali, è un modo unico per esplorare la collaborazione e l’interazione tra musicisti. Ughi ha vissuto l’evoluzione dei concorsi musicali dal 1977, anno in cui ha partecipato per la prima volta come giurato. Ricorda con affetto il vincitore di quell’anno, Ilja Grubert, e i suoi illustri colleghi di giuria, Leonid Kogan e Sandor Vegh, due nomi che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica classica. Tuttavia, la competizione è un tema complesso per Ughi: “Sono stato per anni contrario ai concorsi. Non mi piace l’idea della gara. E non mi piace giudicare: come si fa a dire che uno suona meglio dell’altro?”
Le sfide della musica in Italia
Malgrado le sue riserve, riconosce che i concorsi hanno un ruolo importante nel motivare i giovani musicisti a studiare e progredire. Tuttavia, Ughi ha sollevato questioni preoccupanti riguardo alla crisi del sistema musicale in Italia e in Europa. “Oggi da noi l’insegnamento della musica non funziona”, ha affermato, sottolineando l’assenza di concorrenti europei nel panorama musicale contemporaneo. “E’ un dato di fatto: l’Asia sta dominando. Anche allo ‘Chopin’ di Varsavia non c’erano europei. Un segnale poco confortante”.
Iniziative per una nuova era musicale
In risposta a queste sfide, Ughi ha attivato iniziative significative per promuovere una nuova era nell’educazione musicale. La fondazione di cui è parte ha siglato un protocollo d’intesa con il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, per affrontare la questione dell’educazione musicale nelle scuole. “Come si fa ad esempio a non insegnare la storia della musica?” si chiede Ughi, evidenziando l’importanza di una formazione musicale completa. A tal proposito, ha parlato di un progetto ambizioso per la creazione di un’orchestra nazionale dei Licei musicali, un’iniziativa che mira a riconoscere e valorizzare i giovani talenti che scelgono di dedicare il loro percorso scolastico alla musica.
In aggiunta, la fondazione ha ideato una masterclass per i finalisti del Premio Paganini, programmata a Milano presso la Pinacoteca di Brera nel mese di dicembre, supportata dalla Fondazione Venesio. Questa opportunità non solo offrirà ai partecipanti la possibilità di perfezionare le loro abilità, ma permetterà anche di interagire con esperti del settore e di ricevere preziosi consigli da musicisti affermati.
Uto Ughi ha sempre nutrito un forte legame con Genova, città dove ha suonato moltissime volte nel corso della sua carriera. La sua relazione con la Giovine Orchestra Genovese (GOG) è particolarmente speciale. “Ho un particolare legame con la GOG. Ricordo Enrico Costa, un grande amico e un grande collezionista di straordinari strumenti. Non era un musicista professionista, ma aveva un orecchio finissimo”, racconta Ughi, evocando momenti di esplorazione musicale tra Italia e Francia, alla ricerca di violini rari e preziosi.
Un ricordo che Ughi porta nel cuore è legato all’emozione di suonare il Cannone, il violino appartenuto a Paganini. “Era qualcosa di magico, non dimenticherò mai la prima volta che l’ebbi tra le mani”, confessa il violinista, trasmettendo il suo profondo rispetto per la storia e l’eredità musicale che questo strumento rappresenta. Il Cannone, con il suo suono unico e inconfondibile, è un simbolo del genio di Paganini e della tradizione musicale italiana.
L’impatto che Ughi ha avuto sulla musica classica contemporanea è innegabile. La sua passione per l’insegnamento e la sua dedizione alla formazione dei giovani musicisti rappresentano una luce di speranza nel panorama musicale attuale. Attraverso la sua opera e le sue iniziative, Ughi non solo celebra la grande tradizione musicale italiana, ma si impegna attivamente per garantirne un futuro luminoso e promettente. La musica, per lui, rimane un viaggio emozionante e trasformativo, capace di unire culture e generazioni diverse.





