Roma, 7 dicembre 2025 – Una donna di 44 anni è stata trovata morta ieri pomeriggio nel suo appartamento in zona Casilina, a Roma. Gli agenti del Commissariato Prenestino hanno ricostruito che la madre aveva lasciato una breve lettera ai familiari: poche righe scritte a mano, con cui chiedeva scusa e ammetteva di non farcela più. La scoperta è avvenuta intorno alle 16.30, quando il figlio adolescente, preoccupato dal silenzio e dal fatto che la madre non era rientrata, ha chiesto aiuto a una vicina. Sono stati proprio loro a trovare il corpo disteso sul letto, in una stanza poco illuminata.
Missiva d’addio: ‘Scusatemi, non ce la faccio più’
Sul comodino, vicino al cellulare spento e agli occhiali da vista, c’era un foglio bianco piegato in quattro: “Scusatemi, non ce la faccio più”. La donna l’aveva lasciato lì dopo aver riflettuto a lungo sulle parole da usare. Gli investigatori della Polizia di Stato hanno subito escluso segni di effrazione o la presenza di altre persone in casa nelle ore precedenti. “L’appartamento era in ordine – ha raccontato un agente della Scientifica – e non c’erano tracce sospette”. Nessuna chiamata alle forze dell’ordine o messaggi nelle ore prima che potessero far pensare a quello che sarebbe successo.
Il contesto familiare e il dramma silenzioso
I vicini e gli amici dicono che la donna – impiegata in uno studio commerciale di via Torpignattara – stava attraversando un periodo difficile. Qualcuno ricorda “giornate passate quasi sempre chiusa in casa”, telefonate brevi e risposte evasive anche con i parenti. “Ultimamente era molto stanca – ha detto una collega –, sembrava sopraffatta”. Il figlio, che frequenta una scuola superiore poco lontano, è stato ascoltato dagli psicologi dell’ospedale Sandro Pertini; nei prossimi giorni sarà seguito dai servizi sociali.
La famiglia viene dalla provincia di Frosinone ed era arrivata a Roma circa sette anni fa. Il padre è morto prematuramente e da allora la donna ha cresciuto il ragazzo da sola. Chi la conosceva bene diceva che “era una madre presente, anche se spesso si sentiva sola”. Ma nulla faceva immaginare un finale così.
Le indagini: nessun dubbio sulla dinamica
Sul posto sono arrivati anche il medico legale e il pubblico ministero di turno, che ha disposto l’autopsia per escludere altre cause. L’appartamento al quarto piano è stato ispezionato: porte e finestre chiuse dall’interno e nessuna anomalia segnalata dalla Polizia scientifica. “Non abbiamo dubbi sulla dinamica”, spiegano gli investigatori. La lettera d’addio sarà inserita negli atti insieme alle testimonianze raccolte tra amici e colleghi.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, casi simili – legati a disagio emotivo e solitudine – sono in aumento soprattutto tra donne tra i 35 e i 50 anni che vivono da sole con i figli. Negli ultimi mesi questo fenomeno ha attirato l’attenzione degli operatori sociali della zona romana.
La reazione della comunità e il cordoglio
Nella palazzina di via Giuseppe Arimondi, ieri sera le luci delle scale sono rimaste accese fino a tardi. I condomini – molti stranieri, diverse famiglie con bambini – si sono radunati sul pianerottolo scambiandosi poche parole sottovoce. La notizia si è diffusa rapidamente nel quartiere: verso le 19 una piccola folla si è raccolta davanti all’appartamento mentre il carro funebre lasciava la zona. C’è chi si è fermato per un minuto di silenzio, chi ha deposto un fiore.
Una signora del quarto piano racconta: “Non avevo mai visto la sua porta chiusa così tanto tempo. Mi dispiace davvero”. Sui social sono comparsi diversi messaggi di cordoglio: “Non bisognerebbe mai restare soli davanti a certe difficoltà”, scrive qualcuno; “Bisogna trovare il coraggio di chiedere aiuto”, aggiunge un altro.
Il tema della salute mentale: l’appello degli esperti
Il caso ha riacceso il dibattito sulla prevenzione del disagio psicologico e sull’importanza dei servizi d’ascolto. Il direttore dell’unità di psichiatria del Pertini, dottor Matteo Lunardi, spiega: “Sono tante le persone che soffrono in silenzio. I segnali spesso sono piccoli ma vanno colti”. Lunardi ricorda anche il numero verde nazionale per l’ascolto psicologico (800 833 833), attivo 24 ore su 24.
Le indagini continuano senza fretta ma con chiarezza sulla dinamica dei fatti. Intanto nel quartiere Casilina resta il vuoto lasciato da questa madre che – come scritto nella sua breve lettera – chiedeva solo perdono perché non ce l’ha fatta più.





