Bari, 19 dicembre 2025 – Da oggi al Teatro Kismet prende il via un ciclo di quattro incontri con lo scrittore premio Strega, protagonista assoluto della rassegna “Umano non umano”, organizzata dalla Fondazione SAT insieme alla compagnia Teresa Ludovico. Dal 19 al 22 dicembre, nel quartiere San Paolo, si parlerà di letteratura, identità e dei confini dell’esistenza umana. Un calendario fitto, pensato per coinvolgere il pubblico in un confronto diretto con uno degli autori italiani più seguiti degli ultimi anni.
Quattro serate per indagare l’umanità e i suoi confini
Ogni sera, alle 19:30, si cercherà di approfondire cosa significa davvero essere “umani”, declinando questo tema in modi diversi. Il vincitore dello Strega 2022 con “Case vuote” ha spiegato che lo scopo è “capire come la narrazione possa spingersi in territori meno esplorati, scavando oltre le solite definizioni”. Gli incontri – aperti a tutti e a ingresso libero fino a esaurimento posti – offriranno letture dal vivo, riflessioni sui testi e spazio per il dibattito con il pubblico. Sul palco ci saranno anche artisti visivi e performer locali, a rendere ogni appuntamento più ricco.
Per la direttrice artistica Teresa Ludovico, l’idea è “creare uno spazio dove il romanzo incontra il teatro e le parole diventano azione”. La scelta del Kismet non è casuale: “Un teatro di periferia”, sottolinea Ludovico, “che si trasforma in laboratorio culturale per tutta la città”. Per questo è stato pensato un programma variegato: letture sceniche, dialoghi aperti e brevi intermezzi musicali tra un incontro e l’altro.
Il programma: dal debutto al dialogo con i giovani
Si comincia questa sera alle 19:30 con la presentazione di “Case vuote”, con brani scelti letti dallo stesso autore. Domani si discuterà di “Identità plurali” in una conversazione moderata dal giornalista Paolo Macchia, con due docenti dell’Università di Bari. Sabato sarà dedicato al laboratorio “Scrivere l’invisibile”, rivolto ai giovani aspiranti scrittori. Domenica chiude la rassegna una matinée speciale: incontro con studenti delle scuole superiori e confronto finale sulla responsabilità dello scrittore oggi.
Il programma completo è consultabile sul sito della Fondazione SAT. Ma già in questi giorni il Kismet ha un’atmosfera diversa. La biglietteria segnala una grande richiesta fin dalla settimana scorsa: “Molti insegnanti e gruppi di lettura ci hanno chiamato”, raccontano le operatrici. Nel foyer, dalle 18:30 in poi, sarà possibile acquistare i libri dell’autore e scambiare due parole con lui durante le sessioni di firmacopie.
Una rassegna che cambia volto alla città
Bari ha una tradizione letteraria importante, ma questa iniziativa punta a coinvolgere in modo più diretto e meno formale. Nel quartiere San Paolo – uno dei più popolosi della città – il Kismet è ormai un punto di riferimento culturale riconosciuto. Portare qui un autore vincitore del premio Strega, dialogando faccia a faccia con il pubblico, significa abbattere i muri tra cultura alta e vita reale.
Per la Fondazione SAT, “Umano non umano” vuole essere anche un invito a riflettere insieme. “Viviamo tempi in cui la distanza tra le persone si fa sentire – spiega Ludovico – ma solo parlando possiamo superarla”. L’obiettivo è coinvolgere soprattutto i giovani non solo col laboratorio di sabato, ma anche grazie agli incontri già iniziati nelle scuole nei mesi scorsi.
Premio Strega e impegno civile: una voce fuori dal coro
L’autore che anima questi giorni baresi non è nuovo ai confronti pubblici. In dieci anni ha fatto strada partendo da piccoli editori e riviste letterarie, sempre portando avanti temi legati alla marginalità sociale e culturale. Dopo lo Strega ha girato festival e università, ma spesso preferisce teatri periferici o biblioteche lontane dai grandi circuiti per presentare i suoi libri.
“Scrivere serve a costruire ponti”, ha detto recentemente in un’intervista, “ma anche a vedere da vicino le crepe nelle nostre città”. Al Kismet camminerà tra il pubblico senza palco fisso o scalette rigide: un gesto chiaro per ricordarci che letteratura e comunità devono incontrarsi ogni volta che se ne presenta l’occasione.
Il sipario ancora chiuso del Kismet lascia una domanda aperta: quanto c’è ancora di umano nei nostri racconti? Forse sarà proprio questo dialogo diretto – parola viva davanti all’ascoltatore – a fornire qualche risposta nei prossimi giorni.





