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Su Sky Accademia di Pasticceria: i segreti dei dolci regionali in 5 puntate dal 15 dicembre

Roma, 12 dicembre 2025 – Da lunedì 15 dicembre si riaccendono i fuochi della tradizione regionale nelle cucine di tutta Italia. Il Ministero dell’Agricoltura, insieme a Slow Food e all’Unione delle Camere di Commercio, ha annunciato il via all’iniziativa nazionale “Ricette delle Tradizioni Regionali”. L’obiettivo è chiaro: mettere al centro le ricette tipiche che rischiano di finire nel dimenticatoio.

Un patrimonio da salvare

Questa mattina, in una conferenza stampa a via XX Settembre, il Ministero ha spiegato che non si tratta solo di ristoranti: saranno coinvolti più di 8.500 locali, ma anche scuole alberghiere, associazioni culturali e mercati contadini in tutta Italia, dal Trentino alla Sicilia. “Le ricette tradizionali sono un patrimonio immenso. La nostra identità passa anche dalla tavola,” ha detto il ministro Francesco Lollobrigida. Per una settimana, quindi, menù speciali dedicati ai piatti tipici si affiancheranno a laboratori aperti al pubblico e incontri con chef esperti e giovani talenti.

Cosa cambia dal 15 dicembre

Dal 15 dicembre, entrare in uno dei ristoranti aderenti significherà trovare almeno un piatto tradizionale della regione sul menu. Ci saranno cartelli accanto ai tavoli – una novità voluta dagli organizzatori – che raccontano la storia di ogni ricetta. “Non è solo una festa per il palato,” ha assicurato Giuseppe Lavazza, presidente di Slow Food Italia, “ma un modo concreto per valorizzare i prodotti locali.” Il Ministero ha messo a disposizione dei ristoratori un database con oltre 240 ricette certificate, divise per regione e con gli ingredienti autentici (e di stagione).

Dietro le quinte dell’iniziativa

L’Unione delle Camere di Commercio sta portando avanti una campagna informativa su tv, radio e social per far capire a tutti l’importanza di piatti come il baccalà alla vicentina, la tiella barese, i tortelli di zucca mantovani o la meno nota fregula sarda con arselle. Nel frattempo, le scuole alberghiere hanno organizzato corsi gratuiti per studenti e adulti curiosi: i primi appuntamenti sono già fissati per il pomeriggio del 15 a Napoli (Istituto Alberghiero Cavalcanti) e Torino (Scuola Colombatto).

“L’idea è mettere davvero le mani in pasta,” spiega Paola Fiorani, presidente dell’associazione Cuochi del Lazio. “Non vogliamo solo raccontare storie ma ricreare l’atmosfera di un tempo.” Gli organizzatori però precisano: nessun piatto sarà rivisitato in chiave gourmet. La parola d’ordine resta fedeltà agli ingredienti e alle ricette originali.

Un impatto economico importante

La Camera di Commercio di Milano stima un giro d’affari superiore a 70 milioni di euro per la settimana dedicata all’iniziativa. Le prenotazioni sono già partite a ritmo serrato: molti locali hanno registrato il tutto esaurito per il weekend prossimo. È un segnale forte: la voglia di riscoprire sapori autentici è viva soprattutto tra giovani e famiglie. “Riceviamo decine di richieste ogni giorno,” racconta Pietro Rinaldi della trattoria Da Zia Pina a Bologna, “non solo da turisti ma anche da chi vive qui da sempre e quel piatto lo conosceva solo dalla nonna”.

Dal punto di vista istituzionale, il Ministero spera che l’iniziativa dia slancio anche alle piccole produzioni locali. Le aziende agricole forniranno agli chef prodotti certificati: dal pane casereccio alle farine antiche fino ai formaggi a latte crudo e agli oli extravergine monovarietali.

Come partecipare e cosa aspettarsi

L’elenco dei ristoranti aderenti è già disponibile sul sito del Ministero dell’Agricoltura e su slowfood.it. Le ricette in menu saranno facilmente riconoscibili grazie al bollino “Sapori Regionali Autentici”, stampato su tovagliette e menu digitali. Nessun aumento rispetto al prezzo standard: in media un piatto tradizionale costerà tra i 9 e i 15 euro, secondo la complessità.

Non ci saranno solo ristoranti: mercati agricoli – come quello storico del Testaccio a Roma – ospiteranno mostre sugli antichi grani, insieme a botteghe storiche e piccole osterie fuori città. “Il rischio è che certe ricette spariscano perché nessuno le prepara più,” ammette lo chef lombardo Gianni Balestrini. “Così torniamo alle origini… col gusto.”

Forse solo così la tradizione potrà davvero passare di mano in mano anche fuori dalla famiglia. E la cucina italiana continuerà a raccontare le sue storie, una forchettata dopo l’altra.

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