Roma, 5 dicembre 2025 – Un rarissimo esemplare di scultura greca è venuto alla luce in Italia nei giorni scorsi, durante alcuni lavori di scavo nell’area di Paestum, in provincia di Salerno. La scoperta – avvenuta martedì 2 dicembre intorno alle 11 del mattino, mentre si posavano nuove tubature – ha subito attirato sul posto archeologi, funzionari della Soprintendenza e carabinieri specializzati nella tutela del patrimonio.
Paestum sorprende ancora: la scoperta che fa parlare
Il reperto, come ha spiegato Lucia Greco, responsabile del sito archeologico, è stato trovato a circa un metro e mezzo di profondità, in uno strato di terra mai toccato dalle ricerche precedenti. La scultura, probabilmente risalente al V secolo a.C., ritrae una figura maschile in piedi, alta circa 70 centimetri. Realizzata in marmo, mostra una cura nei dettagli anatomici davvero notevole. “Si vede chiaramente la mano esperta di uno scultore attico,” ha detto la Greco, visibilmente emozionata mentre presentava il ritrovamento ai giornalisti.
Gli archeologi sono arrivati poco dopo la segnalazione degli operai della ditta incaricata dei lavori pubblici. L’area è stata subito transennata: “Abbiamo fermato tutto non appena abbiamo capito che non era una pietra qualunque,” ha raccontato uno dei tecnici presenti, Gennaro Esposito. Solo allora si è capito che si trattava di qualcosa di prezioso: “Prima sono spuntati i piedi, poi il busto e infine la testa. Il cuore batteva a mille,” ha ammesso Esposito mentre una piccola folla si radunava curiosa intorno al cantiere.
Paestum e la sua storia: un tesoro che continua a parlare
Non è certo la prima volta che Paestum regala segni della sua antica grandezza culturale. Fondata dai Greci nel VII secolo a.C. con il nome di Poseidonia, la città è famosa per i templi dorici e le tombe dipinte. Tuttavia, secondo gli esperti del Museo Archeologico Nazionale di Paestum, trovare una scultura in marmo così ben conservata risalente all’epoca classica è un evento raro.
“Parliamo di un pezzo che potrebbe riscrivere alcune pagine sulla presenza greca nel Sud Italia,” ha sottolineato Federico Mazzei, direttore del Museo. L’opera verrà ora analizzata e restaurata prima di essere esposta al pubblico. Mazzei ha chiarito che ci vorranno settimane, forse mesi, per capire con certezza chi l’ha realizzata e come sia finita proprio lì.
Al momento non ci sono prove che la statua sia stata spostata dopo l’epoca greca: gli archeologi ritengono probabile che fosse destinata a un uso votivo o funerario all’interno della città antica.
I primi commenti delle istituzioni e cosa succederà dopo
La scoperta ha acceso l’interesse anche delle istituzioni locali e nazionali. Il ministro della Cultura, Gianni Tarantola, ha commentato: “Questa scoperta dimostra quanto ancora c’è da scoprire nel nostro territorio e l’importanza di custodire il nostro patrimonio.” Nei prossimi giorni arriveranno sul posto i funzionari ministeriali per un sopralluogo.
Anche il Comune di Capaccio-Paestum si è mosso per garantire la sicurezza dell’area: “Stiamo predisponendo una sorveglianza continua per evitare qualsiasi rischio,” ha detto il sindaco Franco Alfieri in una nota diffusa ieri sera.
I visitatori potranno ammirare la scultura solo dopo il restauro: secondo le previsioni non prima della primavera 2026. Nel frattempo, il museo allestirà uno spazio con pannelli illustrativi e riproduzioni digitali ad alta risoluzione.
Un colpo d’occhio sulla ricerca archeologica
La scoperta rilancia l’attenzione degli studiosi sulla Magna Grecia e sugli scambi artistici tra le città greche dell’Italia meridionale e la madrepatria. Come sottolinea la professoressa Elena Viggiani dell’Università degli Studi di Napoli Federico II: “Ritrovamenti come questo aiutano a ricostruire vie artistiche e commerciali ancora poco conosciute.”
Ora resta da attendere i risultati delle analisi sui materiali e sulle tecniche usate per scolpire: passaggi fondamentali per capire l’origine esatta dell’opera e il suo ruolo nella storia dell’arte antica. Per ora Paestum può aggiungere un nuovo pezzo al suo mosaico identitario. E il pubblico – tra curiosità e orgoglio – già si prepara a mettersi in fila davanti alle vetrine del museo.





