Lo sciopero del personale previsto per la prossima settimana è l’ennesimo campanello d’allarme per il sistema sanitario nazionale.
La sanità, un settore cruciale per il benessere della società, negli ultimi mesi si è trovato spesso al centro del dibattito pubblico. Molti professionisti della salute si sono trovati costretti a prendere posizioni drastiche per far sentire la propria voce dopo che alcuni recenti provvedimenti presi dal governo rendono il loro lavoro e la loro prospettiva di pensionamento sempre più incerti e precari.
Sono già stati proclamati alcuni scioperi, ma quello che si prospetta per la prossima settimana potrebbe avere un impatto davvero significativo sulla vita dei singoli cittadini.
La data del 18 dicembre segna un momento critico per il sistema sanitario italiano. I medici, inclusi veterinari, anestesisti-rianimatori, specialisti di patologia clinica e dell’area radiologica, hanno deciso di incrociare le braccia in quella che rappresenta la seconda giornata di protesta, dopo quella del 5 dicembre. Le ragioni di questo sciopero, presentate a Roma dai sindacati di categoria, riflettono una crisi dell’intero settore della sanità pubblica.
Una giornata che si prospetta storica per il futuro della sanità italiana
Il cuore della protesta riguarda la sopravvivenza stessa della sanità pubblica. Le organizzazioni coinvolte, tra cui l’Aaroi-Emac, il Fassid, la Fvm-Federazione veterinari e la Cisl Medici, enfatizzano la necessità di segnali concreti nella legge di bilancio. La loro posizione è chiara: non si tratta di uno sciopero azzardato o pretestuoso, ma di una protesta doverosa e legittima.
Non tutti i medici aderiranno allo sciopero, in particolare quelli impiegati nei servizi essenziali come il pronto soccorso e il 118. Tuttavia, l’impatto sarà comunque significativo. Secondo l’Aaroi, se tutti i 4.200 specialisti chiamati a scioperare aderissero, rappresenterebbero circa il 3% del totale dei dirigenti medici e sanitari, ma il loro assenteismo basterebbe a interrompere tutti gli interventi chirurgici ordinari.
Come sempre accade nel caso degli scioperi, infatti, a soffrire dei disservizi saranno i singoli. La protesta mette a rischio circa 25.000 interventi chirurgici in tutta Italia.
L’effetto di questa protesta, poi, si estende a causa della particolarità dei lavori coinvolti. Ad esempio, ogni anestesista-rianimatore assente amplifica l’effetto dello sciopero, rendendo inutile la presenza di altri lavoratori. E se le richieste non verranno accolte, i sindacati sono già pronti a intensificare la mobilitazione a gennaio, aumentando durata e disagi.