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Schifani rimuove gli assessori Dc: l’inchiesta della Procura di Palermo scuote la politica locale

Palermo, 10 novembre 2025 – Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha deciso oggi di togliere le deleghe agli assessori Nuccia Albano e Andrea Messina, entrambi espressione della Nuova Democrazia Cristiana. La mossa arriva a seguito delle recenti intercettazioni e dell’inchiesta della Procura di Palermo, che ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione, Salvatore “Totò” Cuffaro, e Carmelo Pace, capogruppo Dc all’Assemblea regionale. Schifani parla di una scelta necessaria per “ribadire la trasparenza e la correttezza istituzionale”, come si legge nella nota diffusa dal governatore.

Schifani taglia le deleghe nel cuore dell’inchiesta

Questa mattina, poco dopo le 9, a Palazzo d’Orléans, Nuccia Albano, assessora alla Famiglia, e Andrea Messina, responsabile delle Autonomie locali, hanno ricevuto la comunicazione direttamente dal presidente Schifani. La revoca arriva dopo la richiesta di misure cautelari della Procura di Palermo, che indaga su una rete che coinvolge figure di spicco della Dc siciliana. Al centro dell’inchiesta c’è il nome di Totò Cuffaro, già presidente della Regione e pilastro del centro cattolico isolano, che nelle scorse ore ha annunciato le sue dimissioni da segretario del partito.

Le indagini, secondo fonti giudiziarie, puntano su presunti casi di corruzione e scambio elettorale politico-mafioso. Gli inquirenti hanno raccolto prove attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali che coinvolgono anche amministratori locali e funzionari pubblici. “Di fronte a quanto sta emergendo – ha detto Schifani – è fondamentale che il governo regionale lavori con la massima trasparenza”.

Il presidente: “Serve responsabilità e rispetto per i siciliani”

In un momento così delicato, Schifani ha spiegato, poco dopo le 11, che “non ci sono le condizioni per cui gli assessori della Nuova Democrazia Cristiana possano andare avanti nella giunta regionale”. Una decisione che il governatore definisce “determinata dal senso di responsabilità”, con l’obiettivo di proteggere la credibilità delle istituzioni e il rispetto verso i cittadini.

“La nostra è una scelta dettata dal dovere di responsabilità, per salvaguardare la fiducia dei siciliani, che chiedono un’amministrazione trasparente e coerente con i valori di correttezza e rigore che devono sempre guidare l’azione pubblica”, ha aggiunto Schifani. Parole nette, che tracciano un confine preciso sulle vicende giudiziarie in corso.

Il dopo-revoca: il dibattito politico si accende

La decisione di togliere le deleghe agli assessori Dc ha subito acceso il confronto politico in Assemblea Regionale. Alcuni esponenti dell’opposizione hanno chiesto chiarezza sulla tenuta della maggioranza e sulle conseguenze per l’attività dell’amministrazione. “Serve trasparenza, certo, ma anche stabilità – ha detto un deputato del Partito Democratico –. I siciliani non devono pagare il prezzo delle tensioni interne ai partiti”.

Dal fronte della presidenza, invece, si assicura che la giunta continuerà a lavorare “nel pieno rispetto delle regole”, in attesa che la situazione giudiziaria si chiarisca. Non si esclude che presto vengano nominati assessori ad interim, per non lasciare vuoti nei settori scoperti.

L’inchiesta che scuote la politica siciliana

L’indagine della Procura di Palermo rappresenta un banco di prova importante per la classe dirigente dell’isola. La richiesta di arresto per Totò Cuffaro, figura chiave nella recente storia siciliana, e per altri esponenti politici potrebbe scatenare un effetto domino negli equilibri interni ai partiti. In queste ore, i telefoni delle segreterie non smettono di squillare: si cerca un’intesa, mentre i cittadini aspettano risposte chiare.

“Questi valori sono il cuore etico e politico della mia azione”, ha concluso Schifani. Solo nelle prossime settimane si capirà se questa scelta riuscirà a rinsaldare la maggioranza o se aprirà nuove tensioni nella già complicata politica siciliana.

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