Palermo, 13 giugno 2024 – Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha commentato stamattina la recente decisione della Corte dei Conti sul progetto del Ponte sullo Stretto. Ha parlato di “un’ingerenza che rischia di bloccare il governo e di fermare un’opera fondamentale per lo sviluppo dell’Italia e per il futuro della Sicilia”. Le sue parole arrivano a poche ore dalla sentenza della magistratura contabile, che ha sollevato dubbi sulla regolarità e sulla sostenibilità economica del progetto.
Regione Siciliana: tra polemiche e determinazione
Schifani non ci sta. Per lui, la decisione della Corte dei Conti è “un conflitto tra poteri che abbiamo già visto e denunciato anche in Sicilia”. Raggiunto al telefono nella sede della Presidenza in via Magliocco, il governatore ha ricordato che il Ponte sullo Stretto è un sogno coltivato da decenni da cittadini e imprese. “Questo collegamento fisso tra Messina e Villa San Giovanni è una priorità per superare l’isolamento della nostra isola”, ha detto con convinzione.
Nel suo intervento, Schifani ha ribadito la “piena collaborazione con il Governo nazionale e con il ministro Salvini”, ringraziandolo per la determinazione mostrata sul dossier. “Continueremo a lottare per colmare quel gap infrastrutturale che pesa da troppo tempo sulla Sicilia”, ha aggiunto, chiarendo che la Regione non intende mollare nonostante le difficoltà burocratiche.
La Corte dei Conti accende la tensione
La decisione della Corte dei Conti, resa nota ieri sera, ha riaperto un fronte caldo tra istituzioni. Da quanto si apprende, i giudici contabili hanno chiesto chiarimenti sulla copertura finanziaria e sulle procedure adottate dal consorzio incaricato. In particolare, hanno chiesto di approfondire alcuni passaggi amministrativi e di verificare la sostenibilità economica nel lungo periodo.
A Palazzo d’Orléans, sede della presidenza regionale, l’atmosfera è tesa. Qualche assessore – che preferisce restare anonimo – parla di “ennesimo stop per un’opera che rischia di rimanere solo sulla carta”. Dall’opposizione arrivano richieste di trasparenza: “Vogliamo chiarezza sui costi reali e sull’impatto ambientale”, ha detto Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico all’Assemblea Regionale Siciliana.
Ponte sullo Stretto: una storia di alti e bassi
Il progetto del Ponte sullo Stretto è tornato sotto i riflettori negli ultimi mesi, dopo anni di stop e ripartenze. L’opera, che dovrebbe misurare circa 3.300 metri, collegherebbe la Sicilia alla Calabria, permettendo il passaggio sia di treni che di auto. I lavori preliminari sono partiti nel 2023, ma restano molti problemi tecnici e burocratici da risolvere.
Secondo il Ministero delle Infrastrutture, il costo totale si aggira intorno ai 13 miliardi di euro. Una cifra importante che ha fatto storcere il naso a molti esperti di finanza pubblica. “Non si può andare avanti senza garanzie serie sulla copertura”, ha detto nei giorni scorsi Carlo Cottarelli, economista e ex commissario alla spending review.
Cosa cambierebbe per la Sicilia
Per l’isola, il ponte rappresenterebbe una vera svolta nei collegamenti con il resto d’Italia. Ogni giorno, secondo Rete Ferroviaria Italiana, circa 4.000 passeggeri attraversano lo Stretto con traghetti o aliscafi. Un viaggio che spesso è lungo e incerto, tra coincidenze da rispettare. “Solo con il ponte potremo parlare davvero di continuità territoriale”, confida un dirigente della Camera di Commercio di Messina.
Ma tra la gente c’è ancora scetticismo. Nei bar del centro storico di Messina, stamattina si discuteva animatamente: “Siamo stanchi delle promesse”, ha detto un pensionato in piazza Cairoli. “Vogliamo vedere i cantieri aperti, non solo parole”.
Prossimi passi e incertezze
Il governo nazionale, guidato dalla premier Giorgia Meloni, ha ribadito l’impegno a portare avanti il progetto. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha assicurato che “ogni dubbio sarà affrontato con trasparenza”. Ma la partita è tutt’altro che chiusa: la Corte dei Conti dovrà esprimersi di nuovo dopo aver esaminato altri documenti.
Nel frattempo, la Regione Siciliana si prepara a difendere le proprie ragioni davanti agli organi competenti. Schifani è chiaro: “Non ci fermeremo qui”. Ma tra carte bollate e polemiche, la strada verso il ponte resta lunga e incerta.





