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Riscoperto ad Aquileia il Mosaico del Tappeto Fiorito: Tesoro Antico Riaffiora durante i Lavori per il Nuovo Campus

Napoli, 20 dicembre 2025 – Un antico mosaico romano, scoperto per la prima volta negli anni Sessanta e poi finito dimenticato nei depositi, è riemerso pochi giorni fa durante i lavori per un nuovo campus universitario nella zona est della città. Il ritrovamento, avvenuto a San Giovanni a Teduccio, nell’ex area industriale, ha sorpreso gli operai e subito richiamato i tecnici della Sovrintendenza archeologica. Una scoperta casuale che riapre una finestra sulla Napoli di duemila anni fa.

Il mosaico spunta sotto il cantiere

Lunedì mattina, verso le nove, una pala meccanica ha urtato qualcosa di duro: subito sono affiorati piccoli frammenti colorati sotto uno strato di terra battuta. “Non sapevamo cosa fosse – racconta Giovanni, operaio della ditta dei lavori – poi abbiamo visto i disegni, le tessere colorate, e ci siamo fermati”. A pochi centimetri dalla superficie è venuto alla luce un mosaico pavimentale finemente realizzato che, dai primi controlli, risale al I secolo dopo Cristo.

Gli archeologi spiegano che mosaici come questo erano già stati individuati tra il 1963 e il 1965 durante scavi preliminari per un progetto mai partito. “Sapevamo che qui sotto c’era qualcosa”, confida Luigi La Rocca, soprintendente alle Antichità di Napoli, “ma nessuno si aspettava una conservazione così buona dopo tutti questi anni”. In effetti il mosaico è quasi intatto: si estende su circa sei metri quadrati e mostra motivi geometrici con inserti floreali, alternando tessere di marmo bianco a elementi neri e rossi.

Un tesoro ritrovato nella periferia orientale

Gli esperti sottolineano che si tratta di una delle poche testimonianze rimaste della Napoli romana in questa parte della città, dove i tanti strati costruiti nel tempo hanno spesso cancellato ogni traccia antica. L’area di San Giovanni a Teduccio – oggi dominata da capannoni industriali e palazzi popolari – ospitava un tempo insulae, botteghe e piccole domus lungo la via per Nola. “Solo negli ultimi anni”, ricorda Alessandra Ricci, docente di archeologia all’Università Federico II, “le nuove costruzioni stanno restituendo pezzi di storia che si pensava persi”.

Non è solo una scoperta da museo o da libri. Il mosaico è emerso proprio dove sorgerà il nuovo campus universitario, con aule e laboratori per centinaia di studenti. Questo obbliga a rivedere i tempi e le modalità dei lavori. “Dobbiamo trovare un equilibrio tra le esigenze della città e la tutela dei reperti”, ammette Antonio D’Amore, assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Napoli. La Soprintendenza ha bloccato temporaneamente i lavori in quell’area; intanto si stanno catalogando i frammenti ed eseguendo rilievi 3D del pavimento.

Cosa succederà al mosaico?

“L’idea è conservare il mosaico lì dove è stato trovato”, spiega La Rocca. Il progetto in studio prevede una sala vetrata integrata nel campus, aperta agli studenti e ai visitatori. Ma questa scoperta riaccende anche l’attenzione sul passato romano nella periferia napoletana. Nei giorni seguenti alla scoperta sono arrivati in molti: residenti curiosi, giovani archeologi, giornalisti locali. Qualcuno ha raccontato che in passato erano già affiorati frammenti simili durante piccoli lavori nei dintorni ma senza approfondire.

Resta da capire cosa accadde al primo ritrovamento negli anni Sessanta e perché poi quei reperti finirono nel dimenticatoio. “Negli archivi comunali abbiamo trovato solo qualche vecchia foto in bianco e nero”, dice Ricci. Allora il mosaico venne coperto con terra e materiale di risulta: oggi quella scelta sembra discutibile almeno per questo – perché la copertura ha protetto le tessere dagli agenti atmosferici e dal vandalismo.

Un nuovo capitolo per l’archeologia urbana

Il mosaico di San Giovanni a Teduccio arriva mentre Napoli prova a riscoprire le sue radici romane fuori dal centro storico. Pochi mesi fa proprio nella stessa zona era riaffiorato un tratto dell’antica via per Nola durante lavori per la fibra ottica. Gli archeologi lo sottolineano: “Ogni volta sembra che la città si legga da capo”.

Ma resta aperta la domanda: come fare spazio al passato mentre si costruisce il futuro? Anche l’università non ha dubbi su questo punto: “Vorremmo che questo mosaico diventasse parte viva del campus”, ha detto il rettore Matteo Lorenzetti. Se tutto andrà come previsto – grazie agli accordi tra enti pubblici – la nuova generazione potrà camminare ogni giorno sulle orme della Napoli romana. Tra polvere e ruspe del cantiere si apre così uno scorcio sul tempo lontano della città.

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