Il Cairo, 23 novembre 2025 – Nel cuore di piazza Tahrir, tra le colonne neoclassiche, il Museo Egizio continua ad attirare visitatori da ogni angolo del pianeta. Nonostante l’apertura del nuovo, imponente museo vicino a Giza, la storica sede cittadina non perde il suo fascino. Anzi, rilancia. In questi giorni ospita la mostra internazionale “Formed by Dialogue – Sotto lo stesso cielo”, un progetto che intreccia passato e presente, arte e design, Egitto e Italia.
Tra le sfingi, un incontro tra culture
Inaugurata a metà novembre e curata da Nadine Abdel Ghaffar – già ideatrice di “Forever is now”, la rassegna che porta l’arte contemporanea ai piedi delle piramidi – la mostra presenta diciotto opere di artisti e designer da tutto il mondo. Tra le sfingi e i corridoi carichi di storia, si snoda un percorso che mette in dialogo antico e moderno. Installazioni che vanno dalla scultura al tessile, dai mobili ai gioielli. “Con l’ascesa e il declino delle civiltà, arte, design e artigianato hanno creato un linguaggio universale, plasmando il nostro patrimonio comune”, ha spiegato Ghaffar durante la conferenza stampa.
L’Italia in primo piano con Giulia Tubelli
Tra i nomi di spicco della mostra c’è Giulia Tubelli, architetta e artista italiana che ha scelto il Cairo come base per il suo lavoro. “Qui ho trovato un dialogo vero tra innovazione e tradizione”, ha raccontato Tubelli all’inaugurazione. Le sue creazioni – una sedia ispirata ai troni faraonici e un arazzo che richiama le divinità delle piramidi – nascono dall’incontro di materiali e tecniche di due mondi: il legno ricoperto di ottone sbalzato, lavorato come le porte delle moschee egiziane, e un tessuto innovativo prodotto dall’azienda marchigiana i-Mesh di Castelfidardo.
L’arazzo e il rito della corda: un legame millenario
L’installazione di Tubelli va oltre l’aspetto estetico. Il suo arazzo, teso come una corda sacra, richiama il rituale egizio dello “stirare la corda”, con cui la dea Seshat tracciava i confini dei nuovi edifici. “Ho voluto evocare la misura e la sacralità della costruzione, ma anche il senso di connessione tra culture”, ha spiegato l’artista. I fili dell’arazzo diventano così una metafora di un legame che attraversa i secoli, unendo l’artigianato egiziano all’innovazione italiana.
Un museo che resiste al tempo (e alla concorrenza)
Nonostante l’apertura del nuovo museo a Giza – soprannominato da molti la “Disneyland” dell’archeologia – il vecchio Museo Egizio di piazza Tahrir continua a richiamare un pubblico variegato. Egiziani e stranieri si mescolano tra le sale, attratti dalle nuove mostre temporanee che animano gli spazi storici. “Qui dentro c’è ancora una magia”, ha ammesso un custode, indicando la lunga fila all’ingresso poco dopo le 10 del mattino.
Artisti da tutto il mondo per un racconto condiviso
Oltre a Tubelli, la rassegna ospita nomi come India Mahdavi, Charlotte Colbert, Fernanda Alvarez, Omar Chakil e lo studio Enlighten, specializzato in lighting design. Le loro opere dialogano con i reperti millenari del museo, creando un ponte tra passato e presente. “L’innovazione nasce dall’incontro di tecniche, stili e idee diverse”, ha sottolineato Ghaffar. E tra le sale affollate si respira una nuova energia: quella di un museo che non si limita a conservare tesori antichi, ma si apre al mondo contemporaneo.
Un’eredità che si rinnova
“Formed by Dialogue” non è solo una mostra, ma un messaggio chiaro. Un invito a superare confini geografici e temporali attraverso la creatività condivisa. “La bellezza ci unisce”, ha concluso Ghaffar davanti a un pubblico internazionale. In quel momento, tra statue di faraoni e installazioni luminose, il vecchio museo sembrava davvero respirare nuova vita.





