La riforma delle pensioni potrebbe essere molto vicina: ottime notizie per quel che riguarda Quota 41. Vediamo cosa cambierà.
Importanti novità sul fronte previdenziale: potremmo essere molto vicini alla svolta. Le buone notizie riguardano soprattutto Quota 41, la misura di prepensionamento fortemente sostenuta dalla Lega di Matteo Salvini. Presto la legge Fornero potrebbe diventare un ricordo.
La questione delle pensioni è la più difficile ma è anche la più urgente da affrontare. Ci saremmo aspettati l’abolizione della legge Fornero già con la legge di Bilancio del 2024 ma, la mancanza di adeguate risorse economiche, non ha reso possibile al Governo Meloni compiere questo passo.
Il superamento della Fornero resta, comunque, uno dei principali obiettivi di legislatura di questo Esecutivo. Il nodo delle pensioni è reso complicato non solo dalla mancanza di risorse ma anche dal crollo delle nascite che, nell’ultimo decennio, ha travolto l’Italia: senza nuove nascite il sistema previdenziale, nel giro di qualche decina di anni, rischia di crollare.
Tuttavia arrivano buone notizie per quel che riguarda Quota 41, la misura di prepensionamento fortemente sostenuta dalla Lega di Matteo Salvini. La specificità di Quota 41 è quella di permettere l’accesso alla pensione senza limiti di età ma tenendo conto unicamente dei contributi versati.
Pensioni: importanti cambiamenti per il 2025
Le previsioni sul fronte delle pensioni lasciano ben sperare: probabilmente la tanto attesa estensione di Quota 41 a tutti i lavoratori potrebbe vedere la luce già con la legge di Bilancio 2025. Ma per ogni buona notizia ce ne è anche una meno buona: vediamo tutto nei dettagli.
Quota 41 è una delle misure di pensione anticipata più vantaggiose ma anche più dibattute. Essa prevede l’accesso alla pensione al raggiungimento dei 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica. In pratica, quindi, una persona che ha iniziato a lavorare a 18 anni può andare in pensione anche a 59 anni se ha raggiunto 41 anni di contributi.
Questo, naturalmente, comporta per l’Inps versare ben 8 anni più di pensione rispetto alla legge Fornero che prevede l’accesso alla pensione a 67 anni. Per questa ragione, per il momento, per limitare la spesa pubblica, Quota 41 è stata riservata solo ad alcune categorie: lavoratori con disabilità pari o superiore al 74%, disoccupati che non ricevono più la Naspi da almeno 3 mesi, addetti ai lavori usuranti o gravosi da almeno 7 anni negli ultimi 10. In tutti i casi, per fruire di Quota 41, è necessario aver versato 1 anno di contributi effettivi – non figurativi – prima di aver compiuto 19 anni di età.
Estenderla a tutte le categorie lavorative come vorrebbe la Lega comporterebbe una spesa enorme: non meno di 9 miliardi solo per il primo anno. Che fare allora? Una possibilità potrebbe essere rappresentata dal ricalcolo contributivo degli assegni previdenziali.
Se accettiamo il ricalcolo contributivo e la rinuncia alle quote retributive antecedenti al 1996, allora estendere a tutti Quota 41 diventa possibile e forse già dal prossimo anno. Tuttavia con il ricalcolo contributivo le perdite non saranno trascurabili: molti potrebbero ricevere un assegno mensile più basso del 30% o del 35%.