Roma, 14 dicembre 2025 – Nel cuore pulsante di San Lorenzo, ieri mattina è stata la giornata dei più piccoli. Una ventina di bambini delle scuole elementari, accompagnati dalle loro insegnanti, hanno varcato alle 9.30 la soglia del commissariato di polizia San Lorenzo, accolti da Silvia Como, la dirigente dell’ufficio. L’iniziativa voleva avvicinare i giovani cittadini al mondo delle istituzioni e al senso della legalità. Tra sorrisi spontanei, domande curiose e qualche timido sguardo, l’incontro ha preso vita con naturalezza. “Siete qui per scoprire cosa facciamo ogni giorno e come lavoriamo”, ha detto Como, cercando di stemperare l’agitazione fatta di zaini colorati e voci vivaci.
Tra divise e storie di legalità: un’esperienza vera
Dentro gli uffici, i bambini si sono fermati ad osservare la sala operativa, dove su uno schermo scorrevano le immagini delle telecamere che monitorano il quartiere. “Guardate qui controlliamo cosa succede fuori, giorno e notte”, ha spiegato un agente indicando una mappa digitale appesa alla parete. Qualcuno non ha resistito a fare domande sulla sicurezza: “Se vedete qualcuno che ruba una bicicletta?”, ha chiesto Riccardo, otto anni. L’agente ha sorriso e risposto: “Chiamiamo subito una pattuglia”. Piccoli dettagli hanno catturato l’attenzione dei bambini: la radio che ogni tanto squillava o le foto degli agenti appese lungo i corridoi. Le insegnanti sono convinte che questa esperienza aiuti i bambini a vedere la polizia non solo come autorità ma anche come un presidio amico.
Silvia Como: “I bambini ci ricordano il senso del nostro lavoro”
Alla guida del commissariato San Lorenzo da più di un anno, Silvia Como ha condiviso con i piccoli qualche racconto dal tono familiare. “Vorrei che ognuno di voi si sentisse sicuro sapendo che siamo qui vicino”, ha detto mentre accompagnava la scolaresca tra le stanze. Ha risposto alle domande sui turni degli agenti – “ci sono anche notturni” – e sul loro lavoro quotidiano: “Non sempre arrestiamo i cattivi; spesso aiutiamo chi è in difficoltà”. Poi ha sottolineato quanto sia importante il legame con le scuole del quartiere. “Abbiamo aperto le porte del commissariato – ha spiegato – perché crediamo che la prevenzione e l’educazione alla legalità comincino da qui, parlando con i ragazzi”.
Manette, radio e giochi di ruolo: imparare divertendosi
La visita è andata avanti tra le varie stanze. In una sono state mostrate alcune dotazioni: le manette, la paletta per i controlli stradali, il distintivo ufficiale. I bambini non potevano toccare tutto ma hanno potuto toccare una radio fuori uso tra risate e piccoli giochi di ruolo (“Fermi tutti! Polizia!” ha urlato uno dei più vivaci). L’agente Anna Sassi ha risposto con pazienza a tutte le domande sulle procedure: “Serve molta attenzione; il rispetto delle regole viene sempre prima”, ha ripetuto spesso. Questi momenti pratici – hanno notato le insegnanti – rendono più tangibile il concetto di legalità.
Scuola e polizia: costruire insieme il futuro
A conclusione della mattinata – poco dopo le 11.30 – gli alunni sono usciti dal commissariato con piccoli gadget della Polizia di Stato: un block-notes con il logo della questura e una penna blu. Un segno simbolico che per Silvia Como rappresenta solo l’inizio di un percorso comune tra forze dell’ordine e scuola pubblica. “Solo lavorando fianco a fianco possiamo prevenire fenomeni come il bullismo o la microcriminalità nel quartiere”, ha ribadito salutando i bambini. Le famiglie, avvisate qualche giorno prima tramite una circolare della scuola “Elsa Morante”, hanno accolto bene questa proposta.
Misurare subito l’effetto di questi incontri è difficile – lo ammette la stessa Como – ma l’atmosfera rilassata di ieri fa capire che parlare apertamente tra bambini e istituzioni è una strada concreta per costruire cittadinanza consapevole. Nel cortile del commissariato, prima di salire sul pullman, Alice, sette anni, ha riassunto tutto in poche parole: “Io pensavo che la polizia fosse solo per i grandi”. Tra chiacchiere e zaini in spalla si è capito allora che forse il primo passo era stato fatto davvero.





