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Palermo, quasi il 50% degli studenti lascia la scuola: allarme abbandono a Palazzo Reale-Monte di Pietà

Roma, 20 dicembre 2025 – Quasi un giovane su cinque tra i 18 e i 24 anni in Italia ha mollato gli studi prima del previsto, emerge dal nuovo rapporto di Openpolis pubblicato oggi. I dati, che si riferiscono al 2024 e sono stati presentati nella sede romana dell’istituto alle 11, confermano una realtà preoccupante: l’abbandono scolastico precoce arriva al 19,8% nella fascia d’età considerata, molto più alto della media europea.

Un quadro allarmante: chi sono i ragazzi che lasciano la scuola

Il rapporto di Openpolis si concentra sui giovani italiani che non hanno concluso nemmeno un ciclo di scuola superiore. “La maggior parte arriva da zone periferiche e famiglie con pochi titoli di studio”, ha spiegato ieri pomeriggio Marco Rossi, responsabile della ricerca, durante un briefing con i giornalisti. Al Sud la situazione è ancora più grave: in alcune regioni il tasso supera il 25%, con punte a Caltanissetta e Taranto.

Le cause? Diverse e intrecciate: problemi economici, disagio sociale e poca voglia di continuare. “Mi sono stufato”, racconta Gabriele, 20 anni, che ha lasciato l’istituto tecnico commerciale a Napoli. “I professori cambiavano ogni anno e trovare lavoro sembrava l’unica uscita”.

Confronto europeo e strategie nazionali

In Europa la media degli early leavers si aggira intorno al 10%, secondo Eurostat aggiornato a giugno scorso. L’Italia resta indietro. Francia, Germania e Spagna hanno quasi raggiunto l’obiettivo Ue per il 2030: scendere sotto il 9%. “È un campanello d’allarme da non ignorare”, sottolinea Silvia Bianchi, docente di politiche educative all’Università di Torino. “Non solo per il lavoro, ma anche per la coesione sociale”.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha diffuso una nota alle 14 di oggi in cui ammette che “serve uno sforzo coordinato”. Nel testo si parla di rafforzare il sostegno didattico e le politiche di inclusione scolastica. Alcuni progetti pilota sono già attivi a Bari e Palermo, con tutor e orientamento su misura.

Le cause profonde: disagio, precarietà e pandemia

L’abbandono scolastico è legato anche a fattori familiari ed economici. Secondo Openpolis la situazione negli ultimi cinque anni è peggiorata anche a causa della pandemia. Molti ragazzi hanno fatto fatica con la didattica a distanza. “Le lezioni online erano impossibili per chi non aveva una buona connessione o uno spazio tranquillo”, ricorda Martina, 19 anni, da Messina.

Un altro problema è la precarietà del lavoro dei genitori. Nelle zone più colpite dalla crisi – periferie romane o l’hinterland napoletano – aumenta il numero di giovani costretti a dare una mano in casa con qualche lavoretto. La dispersione riguarda più i maschi (22%) rispetto alle ragazze (17%), secondo il dossier.

Conseguenze sociali e rischi futuri

Le conseguenze sono chiare. “Chi abbandona presto la scuola ha meno chance di trovare un lavoro stabile ed è più esposto al rischio di marginalità”, osserva ancora la professoressa Bianchi. L’Ocse lo ripete da tempo: un basso livello d’istruzione significa salari più bassi e poche prospettive di carriera. In Italia tra i Neet – giovani che non studiano né lavorano – la percentuale supera il 21%, una delle più alte d’Europa.

Anche tra i figli dei migranti di seconda generazione si registra un aumento della dispersione. Ma non tutte le storie finiscono allo stesso modo. “Ho ripreso a studiare dopo aver mollato”, racconta Amina, 22 anni, iscritta ora a un corso serale a Milano. “Serve offrire più opportunità a chi vuole tornare sui banchi”.

Le risposte delle istituzioni: esperienze locali e nodi aperti

Non mancano tentativi per invertire questa tendenza. In alcune scuole superiori vicino a Torino ci sono sportelli psicologici e laboratori nel pomeriggio. A Bologna dal 2023 il Comune sostiene una rete di educatori nelle periferie più fragili. Ma le risorse restano poche. “Senza un piano nazionale vero rischiamo solo piccoli aggiustamenti”, confida un dirigente scolastico romano che preferisce rimanere anonimo.

Il governo sta lavorando su un pacchetto anti-dispersione inserito nella legge di Bilancio 2026: incentivi per le famiglie, formazione per gli insegnanti e interventi mirati nelle aree critiche. I sindacati aspettano ancora i dettagli attesi per gennaio.

Per ora il quadro è netto: l’abbandono scolastico resta una ferita aperta nel nostro sistema educativo. Servono politiche lungimiranti – avvertono gli esperti – ma soprattutto ascoltare davvero le storie dei ragazzi che dietro quei numeri vivono ogni giorno la sfida difficile del restare o tornare in classe.

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