Milano, 4 novembre 2025 – Il giudice per l’udienza preliminare di Milano, Emanuele Mancini, ha dato il via libera alla richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Oggi sono stati acquisiti i sei interrogatori e altri documenti legati a William Alfonso Cerbo, detto “Scarface”, nuovo collaboratore di giustizia nel maxi processo “Hydra”. L’inchiesta, guidata dai pm Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane, indaga su una presunta alleanza tra esponenti di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra in Lombardia. L’obiettivo? Gestire affari illeciti e consolidare quello che gli investigatori chiamano il “sistema mafioso lombardo”.
Cerbo, il nuovo pentito che conferma l’inchiesta
Negli ultimi mesi, Cerbo ha consegnato ai magistrati sei verbali, raccolti tra settembre e ottobre. Le sue parole confermano gran parte dell’accusa della procura. Molti passaggi restano oscurati da omissis, ma spuntano dettagli sul suo ruolo di “collettore economico a Milano del clan Mazzei di Catania”. Racconta di affari che vanno dal traffico di droga all’usura, dal recupero crediti alle estorsioni. E non solo: parla anche di investimenti con infiltrazioni in aziende, cliniche private e cantieri edili. “Ho fatto da tramite per decine di milioni di euro”, avrebbe detto Cerbo agli inquirenti, secondo fonti vicine all’indagine.
Scontri tra clan e omicidi senza pace
Nei verbali del nuovo pentito emergono anche scontri tra clan rivali e fatti di sangue. In particolare, si fa riferimento alla “lupara bianca” che avrebbe coinvolto il boss catanese Gaetano Cantarella. Gli investigatori stanno anche verificando le accuse di presunte “talpe” dentro le forze dell’ordine, che avrebbero passato informazioni riservate ai gruppi criminali. Un quadro che, per la Dda, dimostra quanto le mafie siano radicate nel tessuto economico e sociale della Lombardia.
Processo Hydra: numeri e tappe decisive
Il processo “Hydra” è uno dei più grandi mai avviati a Milano contro le mafie. Sono 146 gli imputati: 77 hanno scelto il rito abbreviato, 59 sono al giudizio preliminare ordinario, mentre altri puntano al patteggiamento. Il giudice Mancini ha fissato le prossime udienze importanti: l’11 e il 13 novembre toccherà alla Dda con le requisitorie per il filone abbreviato; le difese interverranno il 17 e il 28 novembre. La parte ordinaria dell’udienza preliminare slitta al 28 novembre, in attesa che il giudice decida sull’acquisizione degli atti.
Mafia in Lombardia: una rete che tiene
Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo hanno ricostruito una rete di legami tra gruppi criminali storicamente nemici, ma pronti a collaborare per spartirsi affari e territori nel Nord Italia. Secondo gli inquirenti, negli ultimi anni la Lombardia è diventata un punto chiave per le mafie, grazie alle attività economiche di valore e alla possibilità di riciclare grandi capitali. “Non si tratta solo di traffici illeciti – ha detto un investigatore – ma di una vera e propria colonizzazione dell’economia”.
Le difese frenano, la Dda spinge
Gli avvocati delle difese hanno chiesto tempo per studiare i nuovi documenti portati dalla procura nelle scorse settimane. “Valuteremo ogni singolo elemento”, ha detto uno dei legali uscendo dall’aula del tribunale in via Freguglia. La Dda, invece, punta a dimostrare la solidità dell’accusa anche grazie alle rivelazioni di Cerbo, viste come un pezzo chiave per capire i legami tra i clan.
Sguardo puntato sulle prossime udienze
L’attenzione è tutta sulle udienze dell’11 e 13 novembre, quando la Dda presenterà le sue richieste al giudice Mancini. Solo allora si capirà se le nuove prove potranno cambiare le carte in tavola. Nel frattempo, il “sistema mafioso lombardo” resta sotto la lente della magistratura milanese, in attesa di ulteriori sviluppi nelle indagini ancora aperte.





