Le ferie non godute diventano tanti soldi in busta paga con la sentenza rivoluzionaria

Da oggi le ferie non utilizzate possono diventare un bel gruzzoletto di soldi da ritrovarti in busta paga: ecco come.

Molti dipendenti non riescono a sfruttare appieno le ferie durante l’anno, sia per motivi personali sia perché, nel peggiore dei casi, hanno ricevuto un mandato di licenziamento da parte dell’azienda per cui prestavano servizio.

Ferie non godute diventano soldi
Da oggi le ferie non utilizzate diventano soldi in busta paga: ecco tutto ciò che devi sapere – arabonormannaunesco.it

Ma sai che grazie ad una nuova sentenza tali ferie non godute non sono mai perse? Ma bensì diventano tanti soldi in busta paga. Ecco spiegatovi il tutto nel dettaglio.

Le ferie inutilizzate non sono perdute: ecco ciò che devi sapere

Finalmente le ferie non possono essere negate o limitate in caso di cessazione del rapporto di lavoro, anche in caso di dimissioni e dunque quelle non godute vanno pertanto sempre pagate. L’indennità sostitutiva delle ferie, ovvero la loro monetizzazione, spetta sempre anche quando il rapporto di lavoro viene meno per decisione del lavoratore. Egli non può perdere il diritto a tale indennità neppure nel caso in cui non abbia richiesto di fruirne durante il periodo di servizio.

Nuova sentenza: le ferie inutilizzate diventano soldi in busta paga
Le ferie non godute possono essere accreditate in busta paga: emessa nuova sentenza – arabonormannaunesco.it

Senza prima verificare che il suo datore lo abbia messo nelle condizioni di poter esercitare del diritto alle ferie annuali. Ciò lo  ha stabilito a Lussemburgo lo scorso 18 gennaio 2024 una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE). Pronunciandosi sulla causa C-218/22 sollevata dal tribunale di Lecce.

Eccovi di seguito un esempio:

Un funzionario del Comune di Copertino chiede il riconoscimento del diritto ad una indennità sostitutiva delle ferie maturate ma non godute, pari a 79 giorni, all’atto delle sue dimissioni volontarie per andare in pensione anticipata. Il comune però rifiuta tale richiesta di pagamento in quanto sosteneva che il dipendente fosse consapevole del suo obbligo di fruirne, prima della cessazione del rapporto di lavoro.

Dunque con tale sentenza, la Corte Europea conferma che le ferie sono un diritto e vanno fruite oppure monetizzate.

Il diritto alla monetizzazione è inteso come un credito da risarcire. Al lavoratore che non abbia potuto fruire di tutti i giorni di ferie annuali spettanti, spetta pertanto un’indennità finanziaria. Le pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea hanno efficacia retroattiva e valore verso tutti. La prescrizione è decennale.

La Corte Europea ha confermato l’incompatibilità del divieto di monetizzare le ferie non usufruite. Ciò previsto nella normativa italiana per i dipendenti pubblici, con il diritto europeo. L’Italia non rispetta quindi la Direttiva Lavoro in vigore in tutta Europa. L’articolo 5 comma 8 della legge 135/2012 sulla spending review, che vieta la monetizzazione delle ferie, viola non solo le norme comunitarie (articolo 7 della direttiva 2003/88/CE), ma anche l’articolo 36 della Costituzione italiana: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita per legge

I giudici hanno stabilito che nel caso il datore di lavoro dimostri che sia stato il dipendente a non volere godere delle ferie nonostante le condizioni di esercitare il proprio diritto, allora non potrà ottenere il pagamento delle ferie residue una volta cessato il rapporto di lavoro. Inoltre dello stesso avviso era del resto un recente pronunciamento della Corte di Cassazione (n.15652/2018).

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