Le cose da chiedere davvero ai tuoi figli anziché la solita domanda: “Com’è andata a scuola?”

Chiedere ai figli “Com’è andata a scuola?” non è la domanda migliore da fare, molto meglio soffermarsi su altro.

Crescere i figli non è mai semplice, un po’ a tutte le età, non ci si deve però sentire in colpa se ci si dovesse rendere conto di avere commesso degli errori, non è detto che questi non siano rimediabili. Nella maggior parte dei casi sarebbe bene non agire allo stesso modo con tutti i figli, ben sapendo come ognuno di essi possa avere un carattere diverso, per questo non tutti gli atteggiamenti possono essere più consoni.

cose da chiedere ai figli
E’ importante che tra mamma e figlio ci sia un rapporto di fiducia – Arabonormannaunesco.it

In questi casi può essere ideale non essere eccessivamente severi, ma non essere nemmeno troppo permissivi, devono sapere dell’esistenza di alcuni limiti che non dovrebbero essere mai superati. E’ altrettanto importante che i genitori agiscano di comune accordo, altrimenti diventa naturale per loro rifugiarsi da chi è più permissivo, ben sapendo di poter ottenere quello che vogliono più facilmente.

Non chiedere ai figli “Com’è andata a scuola?”

Interessarsi a quello che fanno i propri figli a ogni età è ovviamente naturale, oltre che doveroso per ogni genitore. Questo permette loro di sentirsi rassicurati e di sapere come si sia attenti ai loro bisogni, anche se si dovrebbe evitare di essere comunque troppo assillanti.

Interessarsi a quanto fanno i figli a scuola è ovviamente naturale – Arabonormannaunesco.it

Un principio simile non può che essere valido anche per una domanda che praticamente ogni giorno tantissimi mamme e papà fanno, ovvero: “Com’è andata a scuola?”. La risposta che ricevono però è spesso “Niente“, che può comunque essere interpretata in vari modi. C’è chi lo fa perché non ha voglia di parlare di quanto accaduto, chi invece stando sui banchi si è addirittura annoiato come se quanto fatto non avesse importanza. Il rischio è che eventuali problemi possano emergere solo se la situazione degenera e si viene così contattati dagli insegnanti per una comunicazione.

In realtà, il problema può essere risolto cercando di modificare il quesito, così da spingere bambini e ragazzi ad aprirsi di più, cosa che non può che essere fondamentale soprattutto per chi ha un carattere chiuso. Il “segreto”, come suggerito da Edizioni Einaudi/Ragazzi, che cerca di percepire quali siano i loro bisogni, è quello di cercare di mettersi dalla loro parte, così da rendere naturale manifestare se è successo qualcosa di positivo, ma anche quello che può averli fatti soffrire.

Le domande più adatte potrebbero essere quindi cinque, ovvero: “Cosa ti ha fatto sorridere?”, “Con chi ti sei seduto a pranzo?”, “Se potessi cambiare una cosa di oggi quale sarebbe?”, Qual è stata la regola più difficile da seguire oggi?” e “Dimmi qualcosa che sai oggi ma che non sapevi ieri”.

In questo modo si riesce così a percepire se il tempo trascorso a scuola sia stato positivo, non solo a livello di conoscenze acquisite, ma anche sul piano delle amicizie. Capire se a mensa si sia stati con qualcuno può invece permettere di capire se si stiano sviluppando rapporti che si rivelano più forti, ma anche se qualcuno si sta dimostrando ostile (spesso episodi di prese in giro e bullismo vengono tenuti nascosti per vergogna). Non può ovviamente che essere importante, come si deduce dall’ultima domanda, anche sapere se si sia soddisfatti del proprio percorso di studi e se si riesca migliorare le proprie conoscenze.

L’ideale sarebbe comunque non agire in questo modo tutti i giorni, così da non renderlo simile a un interrogatorio, ma cercare di non fare sentire il proprio bambino sotto pressione, così che possa confidarsi con più facilità.

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