Un recente studio condotto dall’Università della California a Los Angeles ha identificato quattro distinti percorsi d’esordio della malattia.
L’Alzheimer, malattia neurodegenerativa nota per il suo impatto debilitante sulla memoria e sulle funzioni cognitive, non si manifesta sempre con un unico quadro clinico iniziale. Un recente studio condotto dall’Università della California a Los Angeles (UCLA) ha infatti identificato quattro distinti percorsi d’esordio della malattia, caratterizzati da sintomi e fattori di rischio differenti. Questa scoperta potrebbe rivoluzionare gli approcci diagnostici e terapeutici per la prevenzione e la gestione dell’Alzheimer.
Quattro percorsi di esordio dell’Alzheimer
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica eBioMedicine, si basa sull’analisi approfondita dei dati sanitari di quasi 25.000 pazienti raccolti nel Health Data Warehouse dell’UCLA. Gli studiosi hanno incrociato informazioni cliniche, demografiche e anamnestiche, evidenziando come la progressione verso l’Alzheimer possa seguire quattro vie principali, ognuna con caratteristiche peculiari.
Il primo percorso riguarda la salute mentale, in particolare episodi di depressione che precedono un graduale declino cognitivo. Questo percorso sottolinea il ruolo che le condizioni psichiatriche possono giocare nello sviluppo della demenza, suggerendo che la depressione non sia solo un sintomo ma anche un possibile fattore di rischio primario.

Il secondo percorso è definito come percorso dell’encefalopatia, caratterizzato da disfunzioni cerebrali, tra cui encefalopatia e altre malattie cerebrovascolari. Questi disturbi neurologici si aggravano nel tempo, portando a un deterioramento progressivo delle funzioni cognitive.
Un terzo percorso si concentra sul deterioramento cognitivo lieve, una condizione in cui si manifestano iniziali difficoltà nel ricordare eventi recenti, problemi nel reperire le parole e deficit nell’attenzione. Questo quadro rappresenta una via più tipica e lenta verso la demenza, che può essere identificata precocemente attraverso test neuropsicologici specifici.
Infine, il quarto percorso è quello della malattia vascolare, dove condizioni cardiovascolari come l’ipertensione e la demenza vascolare aumentano significativamente il rischio di sviluppare l’Alzheimer. Questa via evidenzia il legame stretto tra salute cardiovascolare e declino cognitivo.
Lo studio ha dimostrato che ciascuno di questi percorsi presenta differenze significative in termini di età, genere e origine etnica dei pazienti. Per esempio, i soggetti che seguono il percorso dell’encefalopatia tendono ad essere più giovani rispetto agli altri gruppi. Al contrario, il percorso correlato alla depressione coinvolge più frequentemente donne e individui di origine ispanica.
Nel percorso vascolare si osserva una maggiore presenza di soggetti di origine asiatica, spesso affetti da più di una patologia concomitante, come ipertensione e altri disturbi cardiovascolari. Queste differenze suggeriscono che la vulnerabilità all’Alzheimer possa variare in base a fattori genetici, ambientali e socio-culturali.
Il riconoscimento di queste quattro strade di esordio apre nuove possibilità per la stratificazione del rischio e per interventi personalizzati nel campo della prevenzione e della terapia dell’Alzheimer. Conoscere il percorso specifico di sviluppo della malattia in un paziente può infatti permettere ai medici di adottare strategie mirate, migliorando la diagnosi precoce e l’efficacia dei trattamenti.