Roma, 14 dicembre 2025 – «La musica ha cambiato profondamente la vita di ognuno di noi», ha raccontato ieri pomeriggio la professoressa Helena Leake, docente di Sociologia della Musica all’Università di Bologna. Nel seminario tenuto nell’Aula Magna di via Zamboni, davanti a studenti, addetti ai lavori e appassionati, Leake ha provato a mostrare con esempi concreti come le evoluzioni musicali degli ultimi decenni abbiano inciso sulle relazioni quotidiane, sulle abitudini e persino su come percepiamo il tempo dentro casa.
Musica e vita privata: un rapporto che cambia
L’intervento, iniziato intorno alle 17.30 e durato quasi due ore, ha messo in luce come l’arrivo di nuove tecnologie – dalla radio portatile degli anni Sessanta alle moderne piattaforme di streaming come Spotify – abbia trasformato la musica in un “sottofondo costante” della vita di tutti i giorni. «Una volta – ha detto Leake – le case erano quasi sempre silenziose. La musica arrivava in momenti precisi: una festa, un ballo o una preghiera. Poi è arrivata una svolta». Il cambio è legato all’accesso più facile a dischi, cassette, CD e infine playlist digitali: «La musica è diventata compagna della solitudine e dello studio, ha riempito il silenzio delle stanze e spesso ha aiutato a ridefinire quello che chiamiamo spazio privato».
Un dato curioso è stato sottolineato con i numeri del Centro Studi Musica & Società: «Nel 2024, secondo il nostro osservatorio, l’ascolto domestico è salito del 28% rispetto al 2019. Non sono solo cifre: raccontano un modo diverso di vivere il tempo libero». Una tendenza che si riflette anche nella crescita degli iscritti ai corsi online per imparare a suonare o cantare, confermata da diverse piattaforme italiane.
La musica che avvicina le persone
Non si parla solo del singolo e del suo mondo privato. La Leake ha dedicato ampio spazio al ruolo della musica nelle relazioni sociali. Per la sociologa, «condividere playlist oggi è un nuovo modo per esprimere affetto». Nei corridoi universitari o fuori dalle aule, i ragazzi si scambiano link e canzoni come una volta si facevano dediche sui quaderni. È un modo per dirsi qualcosa senza parole, per capirsi meglio. Tra gli studenti presenti ieri sera non sono mancati esempi concreti: «Ho conosciuto il mio attuale ragazzo grazie a un gruppo su Spotify», ha raccontato Anna R., 22 anni, mentre altri ricordavano chat nate attorno a canzoni o artisti preferiti.
La docente ha aggiunto un aspetto interessante: «Quando ascoltiamo musica insieme ad amici o al partner si crea una forma di intimità silenziosa». Secondo uno studio dell’Università di Cambridge pubblicato su “Music & Society”, l’80% dei giovani tra i 18 e i 30 anni lega almeno una relazione importante a una canzone o a una band condivisa. In sala sono arrivati sorrisi e annuimenti quando Leake ha citato “le playlist dell’amore”.
Social network tra pubblico e privato
Il seminario si è chiuso con qualche riflessione sull’esposizione pubblica della propria vita musicale, oggi amplificata dai social media. «Mettere su Instagram una storia con una certa canzone – spiega Leake – è ormai un modo per dire chi sei senza usare parole». Ma questo solleva domande importanti: fino a che punto la musica resta qualcosa di personale? E quando diventa invece uno strumento da mostrare per sentirsi parte del gruppo?
I numeri parlano chiaro: nel 2025 circa il 70% dei giovani italiani usa app musicali che permettono di condividere canzoni in tempo reale con amici o follower. E il 45% dice di sentirsi “più vicino” a chi ascolta le stesse tracce. Restano però zone d’ombra. Leake ha citato casi in cui la pressione dei “like” rischia di togliere spontaneità nella scelta dei gusti.
Un fenomeno in continuo movimento
Alla fine dell’incontro – allungatosi per le tante domande dal pubblico – la professoressa ha rimarcato che «la musica resta un linguaggio potente, capace di creare legami ma anche differenze». Nel privato, nei sentimenti così come nelle relazioni sociali più ampie. Non risolve tutto, ma accompagna ogni giorno cambiamenti grandi e piccoli. E nelle case di Bologna come altrove il ritmo della musica continua a segnare gesti quotidiani e stravolgimenti personali.





