La nuova riforma sulla pensione per il 2015 si presenta in una misura ancora più stringente rispetto a quella attuale. Il sistema di calcolo sarà uguale per tutti: ecco le novità.
Nel 2040, stando a quanto previsto dagli ultimi dati realizzati dalla Ragioneria generale dello Stato, le pensioni della popolazione italiana potrebbero arrivare a gravare sul PIL per circa il 17%.
Dei dati, questi appena indicati, che allarmano gli organi governativi, in quanto potrebbero inasprire una criticità ormai presente da anni nel settore pensionistico e che sta portando l’esecutivo a realizzare una riforma sulla pensione per il 2025 basata solo sul sistema contributivo.
Da parte del governo c’è l’obiettivo di definire una riforma previdenziale che sia sostenibile ed equilibrata per tutti, volta ad adottare quindi un sistema di calcolo pensionistico uguale per ogni professionista in procinto di lasciare il mondo del lavoro. Evitando in questo modo le disparità che si vengono a creare durante le uscite anticipate.
Riforma pensioni 2025: tutte le novità
In questi mesi ci sono state diverse discussioni per quanto riguarda il sistema pensionistico, che presente diverse problematiche da cui mettersi al riparo. Per questo motivo, uno degli obiettivi del governo sembrerebbe quello di effettuare una riforma sulle pensioni per il 2025, prendendo spunto dalle misure introdotte con la Legge di Bilancio 2024.
Nel caso in cui non ci dovesse essere una riforma elaborata per intero entro la fine dell’anno, l’esecutivo potrebbe decide di prolungare Quota 103 o passare a Quota 104. In ogni caso, si avrà sempre il ricalcolo contributivo dell’assegno, diventato scelte d’elezione dall’Opzione Donna in poi in merito alla concessione di formule di flessibilità in uscita.
Ci sarà da capire quale sarà il destino di quegli strumenti ibridi come l’APE Sociale, il quale sono misure di accompagnamento all’assegno pensionistico. Così come il delicato filone delle pensioni agevolate dedicato ad alcune categorie di lavoratori, come ad esempio quelli gravosi e usuranti.
Sullo sfondo della riforma si intravede la revisione di Quota 41, che il governo Meloni ha reso il suo cavallo di battaglia elettorale durante la campagna del 2022, salvo poi ripensarci su e renderlo più stringente. Quello che è certo è che entro la fine della legislatura, prevista per il 2026, ci si attenderà una riforma pensionistica che metterà mano anche al sistema delle progressioni anagrafiche. Non resta che aspettare e capire quali altri passi deciderà di fare l’esecutivo in materia.