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Jackie Chan: il declino del cinema d’autore e l’era del business

Jackie Chan, icona del cinema d’azione e maestro delle arti marziali, ha recentemente partecipato al Festival di Locarno, dove ha ricevuto il prestigioso Pardo alla Carriera. Con una carriera che si estende per oltre sessantaquattro anni e una vitalità che sfida l’età (ha compiuto 71 anni), Chan ha dimostrato di non essere affatto pronto a ritirarsi. La sua determinazione è palpabile: “Ho 71 anni, ma posso ancora combattere”, ha affermato con orgoglio. Tuttavia, Chan ha voluto sottolineare che il suo contributo al cinema va ben oltre le scene d’azione.

la visione critica di chan sul cinema contemporaneo

Durante un incontro affollato al GranRex, Chan ha condiviso la sua visione del cinema contemporaneo, esprimendo preoccupazione per la direzione che ha preso l’industria. “Ho lavorato mesi a singole scene. Molti grandi studi ora non fanno film, ma business. Per questo è difficile fare bei prodotti adesso”, ha dichiarato Chan. Queste parole riflettono una frustrazione condivisa da molti artisti, che vedono il mondo del cinema sempre più dominato da logiche commerciali, a scapito della creatività e dell’arte.

il percorso personale di jackie chan

Chan ha parlato anche del suo percorso personale, iniziato in tenera età quando il padre, preoccupato per il suo comportamento da monello, decise di mandarlo alla scuola dell’opera di Pechino a Hong Kong. “Ero pigro, ma mi piaceva combattere, e a scuola potevo passare tutto il giorno a farlo”, ha raccontato. Questa formazione ha gettato le basi per la sua carriera, che è iniziata con ruoli da attore e stuntman. Durante i suoi primi anni, ha avuto l’opportunità di incontrare Bruce Lee, una figura che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo delle arti marziali e del cinema.

Dopo la morte di Lee, Chan si è trovato in una situazione difficile: “Non si facevano più film d’azione, nessuno mi chiamava più”. Tuttavia, la sua determinazione a non arrendersi lo ha spinto a cercare nuove opportunità. Un telegramma da Lo Wei, regista che voleva rifare “Fist of Fury”, ha segnato un punto di svolta nella sua carriera. Anche se Chan ha riconosciuto che il film non ebbe il successo sperato, questo momento lo ha portato a riflettere sull’importanza di avere il controllo sulla propria carriera e sui propri personaggi.

il perfezionismo di jackie chan

Il perfezionismo di Chan è innegabile e si riflette nel suo approccio alle scene d’azione. “Non so perché l’ho fatto per fare film – ha detto – mi sono sempre detto di voler fare il meglio”. Questa dedizione lo ha portato a rischiare la vita in numerose occasioni durante le riprese. Ricorda di aver chiesto a Steven Spielberg come facesse a muovere i dinosauri in “Jurassic Park”, e la risposta del regista, “Premo un bottone”, ha fatto sorridere Chan, che ha ribattuto: “Motore… Azione! Ospedale”, evidenziando il rischio che comportano le sue acrobazie.

Oltre al suo lavoro come attore e stuntman, Chan ha anche cercato di dimostrare di essere un attore versatile. “Ho passato 15 anni a cercare di essere riconosciuto come un buon attore e non soltanto un buon stuntman. Volevo essere il Robert De Niro asiatico”, ha affermato, sottolineando il suo desiderio di essere apprezzato non solo per le sue abilità fisiche, ma anche per il suo talento recitativo.

Jackie Chan è una figura che ha attraversato generazioni, portando il suo stile unico e il suo carisma sul grande schermo. La sua passione per il cinema e per le arti marziali continua a ispirare molti, dimostrando che, nonostante le sfide dell’industria, la creatività e l’impegno personale possono ancora fare la differenza nel mondo del cinema. Con la sua visione critica e il suo spirito indomito, Chan rimane un faro di speranza per coloro che credono nel potere del cinema come forma d’arte autentica.

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