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Il sarcofago di Crispina: un tesoro archeologico di Capri in mostra per il pubblico

Capri, 19 novembre 2025 – Ieri, nella sala consiliare del Comune, è stato siglato un accordo importante tra i musei e parchi archeologici di Capri e la famiglia Ruocco. Al centro dell’intesa c’è il trasferimento e la futura esposizione del sarcofago romano attribuito, secondo la tradizione locale, all’imperatrice Crispina Brutia. Si tratta di un prezioso reperto in marmo bianco, risalente al II secolo d.C., che da più di un secolo è uno dei simboli più riconoscibili dell’isola. La cerimonia si è svolta nel tardo pomeriggio, con la partecipazione delle autorità locali e dei rappresentanti della Soprintendenza.

Il sarcofago di Crispina: tra storia e leggenda

La storia ci racconta che Crispina Brutia era figlia di una famiglia nobile lucana, legata alla dinastia antonina. Sposò giovanissima l’imperatore Commodo: aveva appena diciotto anni quando, nel 178 d.C., entrò nella corte imperiale. Fu imperatrice per quattordici anni, ma la sua vita fu segnata da accuse di adulterio e dall’assenza di un erede. Nel 182 d.C., Commodo la fece allontanare da Roma, confinandola proprio a Capri, dove visse fino alla morte.

Il sarcofago venne scoperto nel 1810, dentro la chiesa di San Costanzo, sulla collina che domina Marina Grande. Il ritrovamento fece molto scalpore: dentro il sarcofago c’era il corpo di una donna vestita con abiti preziosi. Questo ha spinto gli studiosi dell’Ottocento a identificare quei resti con quelli di Crispina. Anche se non ci sono prove certe, questa idea ha rafforzato il legame tra l’isola e l’imperatrice.

Dal vecchio Hotel Grotte Bleue alla Certosa di San Giacomo

Dopo il ritrovamento, il sarcofago fu spostato all’Hotel Grotte Bleue, un albergo ormai scomparso ma che all’epoca era frequentato da viaggiatori e studiosi. Da allora, la famiglia Ruocco ne ha custodito gelosamente la tutela per generazioni, evitando che andasse perduto o disperso. “Abbiamo sempre sentito il peso di questa responsabilità – ha detto Giuseppe Ruocco, attuale proprietario – ma ora è il momento che questo tesoro torni a disposizione di tutti”.

Nei prossimi mesi, il sarcofago sarà trasferito al Museo Archeologico della Certosa di San Giacomo. Qui sarà sottoposto a un primo controllo conservativo. Solo dopo queste verifiche entrerà a far parte di un percorso espositivo dedicato alla storia romana di Capri. “È un passo fondamentale per valorizzare il nostro patrimonio – ha commentato la direttrice dei musei capresi, Anna Esposito – e per far conoscere meglio le radici dell’isola”.

Un tesoro finalmente accessibile a tutti

L’accordo con la famiglia Ruocco segna un momento importante per la comunità e per gli studiosi. Il sarcofago romano sarà finalmente visibile non solo ai turisti, ma anche agli esperti che da tempo chiedevano di poterlo studiare da vicino. “La ricerca scientifica potrà ora contare su un reperto di grande valore – ha sottolineato il professor Marco De Santis dell’Università Federico II – soprattutto per capire meglio la vita sociale e culturale di Capri in epoca romana”.

La Certosa di San Giacomo, già custode di importanti collezioni archeologiche, si prepara a ospitare questo nuovo pezzo della sua storia. L’esposizione sarà accompagnata da pannelli e materiali multimediali che racconteranno non solo la vicenda di Crispina Brutia, ma anche i cambiamenti dell’isola dall’età imperiale al medioevo.

Valorizzare e proteggere la storia di Capri

Il trasferimento del sarcofago romano segna un passo avanti nella cura e nella promozione dei beni culturali dell’isola. L’iniziativa è stata accolta con favore anche dal Ministero della Cultura, che in una nota ha sottolineato “l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato nella tutela del patrimonio”. Per i capresi, il ritorno del sarcofago nella sfera pubblica è un motivo di orgoglio e un’occasione per rafforzare il legame con le proprie origini.

Forse solo ora la storia di Crispina – sospesa tra mito e realtà – potrà essere letta sotto una nuova luce. Ma, come ricordano gli anziani dell’isola, resta intatto il fascino discreto di un reperto che ha attraversato i secoli e che adesso torna a raccontare la sua storia a chi vorrà ascoltarla.

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