Nel dibattito contemporaneo sulla giustizia, emerge una riflessione importante da parte della professoressa Patrizia Patrizi, ordinaria di Psicologia giuridica all’Università di Sassari e ex presidente dell’European Forum for Restorative Justice. La sua domanda centrale è: “Dobbiamo chiederci se gli strumenti che stiamo usando sono finalizzati al cambiamento o alla pura vendetta di Stato”. Questo tema è particolarmente attuale, soprattutto in relazione alla presentazione del film Elisa, diretto da Leonardo Di Costanzo, che esplora in modo profondo e umano il concetto di giustizia e riabilitazione. La trama segue una donna, rinchiusa in prigione da dieci anni per l’omicidio della sorella, che intraprende un percorso di auto-riflessione e comprensione delle sue azioni con l’assistenza di un criminologo.
la giustizia riparativa: un approccio alternativo
In un contesto in cui la giustizia tradizionale si concentra sulle vittime e sul loro diritto a una punizione, Patrizi propone di considerare un approccio alternativo: la giustizia riparativa. Questo modello, introdotto nell’ordinamento penale italiano con la riforma Cartabia del 2022, si propone di affrontare il conflitto in modo più umano e relazionale. La giustizia riparativa si basa sull’idea che ogni violazione della legge non solo infrange una regola sociale, ma danneggia anche i rapporti umani tra le persone coinvolte. Patrizi sottolinea l’importanza di ripensare gli spazi e le modalità di interazione tra le parti in causa, creando ambienti che favoriscano il cambiamento e la responsabilizzazione.
il film elisa e la trasformazione personale
Nel film Elisa, la protagonista vive in un carcere situato in una zona boschiva della Svizzera, un contesto predisposto per un percorso di trasformazione personale. Qui, in una piccola casetta condivisa con un’altra detenuta, le condizioni di vita sono meno opprimenti rispetto a quelle degli istituti penitenziari italiani, dove spesso si sperimenta l’affollamento e la mancanza di dignità. Patrizi osserva che se il sistema carcerario fosse progettato con l’ottica del cambiamento dell’autore del reato, le carceri potrebbero diventare luoghi di riabilitazione piuttosto che di vendetta.
La giustizia riparativa offre un’opportunità per un coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate: autori e vittime. Patrizi afferma: “È fondamentale restituire una voce a tutti”, per permettere un dialogo che possa portare a una comprensione reciproca. In questo modo, i processi riparativi non si limitano a punire il trasgressore, ma cercano di riparare il danno relazionale causato dalla violazione delle norme sociali. Gli incontri tra le parti, facilitati da un terzo, consentono di esprimere sentimenti, domande e il peso del dolore vissuto, favorendo una narrazione condivisa dell’accaduto.
le sfide della giustizia riparativa in italia
Un aspetto cruciale della giustizia riparativa è il lavoro sulla responsabilità. A differenza della giustizia retributiva, che si concentra sulla colpa e sulla punizione, quella riparativa mira a far emergere i bisogni e le conseguenze delle azioni del trasgressore. Il percorso di Elisa, pur non includendo incontri formali con le vittime, è emblematico di questa trasformazione interiore: attraverso la riflessione e il dialogo con il criminologo, la protagonista inizia a rielaborare il suo senso di colpa, trasformandolo in responsabilità.
Tuttavia, Patrizi mette in evidenza che, nonostante i benefici della giustizia riparativa, esistono ancora molte resistenze e una scarsa conoscenza del suo funzionamento. In Italia, il timore che si tratti di un processo a favore solo dell’autore del reato o che possa causare una “doppia vittimizzazione” per chi ha subito il crimine crea barriere all’implementazione di queste pratiche. Inoltre, la poca disponibilità di spazi dedicati agli incontri e la mancanza di formazione adeguata per gli operatori giudiziari limitano ulteriormente l’applicazione della giustizia riparativa nel nostro Paese.
In conclusione, la giustizia riparativa non è un processo semplice, ma rappresenta una strada possibile per affrontare il dolore e la sofferenza che derivano da atti criminali. La professoressa Patrizi sottolinea che, come in qualsiasi percorso terapeutico, è fondamentale avere il coraggio di affrontare le proprie ferite e quelle degli altri. Il metodo riparativo non promette un perdono facile, ma offre una via per ricomporre le relazioni e per costruire un futuro migliore per tutti i coinvolti. Si delinea così un nuovo paradigma, dove il focus non è più sulla vendetta dello Stato, ma sulla riparazione e sul dialogo, creando spazio per un reale cambiamento sociale.