Roma, 20 dicembre 2025 – In un clima istituzionale ancora piuttosto teso, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rilanciato il dibattito sul futuro politico della legislatura. Ieri sera, al Quirinale, ha detto chiaro e tondo: “Chiederò un confronto qualora non volessimo andare a casa prima”. La frase, pronunciata davanti ad alcuni leader parlamentari a margine di una cerimonia, è già rimbalzata nei corridoi del Palazzo. Pur con un tono pacato, tradisce una crescente preoccupazione sulla tenuta del governo e sull’avvenire dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
Il Quirinale resta in allerta. Da settimane, nel bel mezzo delle tensioni legate alla manovra finanziaria e alle frizioni nella maggioranza, Mattarella aveva mantenuto una posizione di ascolto. Ieri però la frase – “chiederò un confronto” – suona come un richiamo preciso alla responsabilità. Non solo verso la presidente del Consiglio Meloni, alle prese con un equilibrio parlamentare più fragile del previsto, ma anche verso tutte le forze politiche in Parlamento. Il rischio concreto è che, con le europee alle porte e un calendario parlamentare fitto di scadenze, prevalgano i giochi di potere a discapito della governabilità.
Non è una scelta casuale di parole. Al Quirinale non vogliono apparire come chi spinge per far cadere il governo. Ma, come spiega una fonte istituzionale, “il Presidente ha voluto far capire che il Colle non resterà spettatore se la situazione dovesse precipitare”. Un messaggio che da ieri sera circola tra i palazzi di Montecitorio e Palazzo Madama fino a tarda sera.
Il punto centrale restano i numeri della maggioranza. Dopo i recenti scontri interni – si pensi alle tensioni tra Lega e Fratelli d’Italia su temi come scuola e giustizia – la fiducia in Parlamento regge su margini molto stretti. L’ultima votazione sulla fiducia al decreto fisco-ambiente alla Camera si è chiusa con soli 9 voti di scarto. “Non è ancora un campanello d’allarme rosso, ma neanche un segnale da sottovalutare”, commenta un deputato esperto di Forza Italia.
La presidente Meloni è consapevole che la stabilità non può essere data per scontata. Nei colloqui informali a Palazzo Chigi in questi giorni si respira cautela. “Si va avanti, ma servirà una coesione forte nei prossimi mesi”, avrebbe confidato a un collaboratore nel pomeriggio di mercoledì.
Fino a giugno 2026, con le elezioni europee in vista, il calendario parlamentare non lascia margini per errori o ritardi. La sessione di bilancio da chiudere entro fine anno assorbe energie e attenzione. Intanto circolano voci su possibili rimpasti o cambi nel governo. All’opposizione seguono tutto con interesse: “Ci aspettiamo che la presidente del Consiglio venga in Aula a spiegare i prossimi passi”, dice Elly Schlein (Pd), sottolineando come “il Paese meriti chiarezza e trasparenza”.
In queste ore i gruppi parlamentari sono chiamati a muoversi con attenzione. Un capogruppo di maggioranza confida a bassa voce: “I tempi sono stretti e l’opinione pubblica vuole soluzioni concrete più che giochi tattici”.
Fonti parlamentari raccontano che la frase di Mattarella sul confronto prima di sciogliere le Camere non è casuale. “Vuole dire: il Colle ascolta tutti ma non accetterà colpi bassi o forzature”, spiega un senatore vicino al Quirinale. In passato il Presidente aveva già ribadito la necessità di gestire eventuali crisi nelle sedi istituzionali giuste e con trasparenza. Ora lo ribadisce senza mezzi termini: ogni passo drastico dovrà passare da un confronto formale tra istituzioni.
Lo scenario resta incerto. Nessuno parla apertamente di crisi imminente, ma gli equilibri appaiono più fragili rispetto all’inizio della legislatura. Nella maggioranza le parole del Presidente sono state recepite come un monito alla prudenza. “Un avviso valido per tutti”, confida un deputato leghista uscendo da Montecitorio poco dopo le 21.
Ora resta da vedere come risponderanno i protagonisti della politica italiana. Mattarella ha tracciato una linea chiara: prima di qualsiasi elezione anticipata serve davvero un confronto tra partiti e istituzioni. Non si può escludere che nei prossimi mesi qualcosa cambi.
Per ora resta questo messaggio forte dal Quirinale – tra invito alla responsabilità e tutela delle regole istituzionali – che risuona nei palazzi romani della politica: le crisi si affrontano insieme, non dietro porte chiuse né in corridoi nascosti.
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