Il 5 maggio 2025 segna il 53° anniversario della tragica sciagura aerea di Montagna Longa, un evento che ha lasciato un segno indelebile non solo sulle famiglie delle vittime, ma sull’intera nazione italiana. Il volo Alitalia AZ112, un DC-8, si schiantò durante la fase di atterraggio vicino a Carini, nell’area metropolitana di Palermo, causando la morte di tutte le 115 persone a bordo, tra cui i piloti Roberto Bartoli e Bruno Dini. La loro perdita ha creato un vuoto incolmabile nelle vite dei loro cari, che continuano a lottare per la verità su quanto accaduto.
La battaglia per la verità
Le cause del disastro aereo rimangono avvolte nel mistero, spingendo i familiari delle vittime a intraprendere una battaglia per la verità. Alessandra Dini, figlia del secondo pilota Bruno Dini, ha dichiarato: “Non posso più tollerare che la memoria di mio padre venga infangata da ricostruzioni superficiali e infondate. La verità è un diritto che spetta a me e a mia madre, e non smetteremo di lottare per ottenerla”. Queste parole esprimono il dolore e la frustrazione di chi si sente abbandonato dalle istituzioni nel tentativo di ottenere giustizia.
Roberto De Re, nipote di Roberto Bartoli, condivide la stessa determinazione: “La nostra battaglia non è solo per onorare la memoria di nostro zio, ma per fare luce su una tragedia che ha segnato la nostra famiglia e il nostro Paese”. Le loro parole sottolineano l’importanza di non dimenticare le vite spezzate in quel tragico giorno e di comprendere le circostanze che hanno portato a un incidente così devastante.
La mancanza di chiarezza
Uno degli aspetti più inquietanti di questa vicenda è la mancanza di chiarezza riguardo ai reperti cruciali dell’incidente. L’avvocato Stefano Maccioni, rappresentante dei familiari dei due piloti, ha affermato: “Sembra paradossale non riuscire ad avere la disponibilità del nastro del flight recorder e dei nastri e bobine magnetiche contenenti le conversazioni di quel volo”. Questi materiali, richiesti più volte al Tribunale di Catania fin dal 2023, sono custoditi nell’archivio dal 9 maggio 2006, ma non sono mai state fornite risposte chiare.
In un ulteriore sviluppo, l’avvocato ha rivelato un dettaglio sconcertante: “Incredibilmente, la scatola nera, pur rinvenuta funzionante, presentava il nastro tagliato e quindi non avrebbe registrato in particolare le fasi finali del volo”. Questo solleva interrogativi sulla possibile manipolazione delle prove e sull’assenza di un’indagine trasparente sull’incidente.
Le richieste delle famiglie
Le famiglie delle vittime non si arrendono. “La nostra richiesta è semplice: vogliamo che venga fatta giustizia. Non vogliamo più vivere nell’incertezza e nel dolore”, affermano Dini e De Re. Il loro impegno è un atto di amore e rispetto per coloro che hanno perso la vita in un incidente che, a distanza di oltre cinquant’anni, continua a sollevare interrogativi.
Inoltre, la sciagura di Montagna Longa ha avuto un impatto significativo sulla legislazione e sulla sicurezza aerea in Italia. Dopo l’incidente, sono state introdotte nuove normative per migliorare le procedure di sicurezza negli aeroporti e sugli aerei commerciali. Tuttavia, la lotta per la verità da parte delle famiglie delle vittime evidenzia che ci sono ancora questioni irrisolte e che è fondamentale continuare a fare luce su quanto accaduto.
Il 5 maggio di ogni anno, in occasione dell’anniversario dell’incidente, vengono organizzate cerimonie commemorative per onorare le vittime. Questi eventi rappresentano un momento di riflessione e solidarietà per le famiglie, che si riuniscono per ricordare i loro cari e continuare a chiedere verità e giustizia. La speranza è che, un giorno, possano finalmente avere le risposte che cercano e che la memoria di quelle 115 vite spezzate possa trovare pace.