Roma, 16 dicembre 2025 – Un nuovo filone d’inchiesta scuote il mondo accademico e imprenditoriale della Capitale. Nelle ultime ore la Procura di Roma ha avviato un’indagine che coinvolge il professore universitario Gianfranco Stagno d’Alcontes e l’imprenditore messinese Vincenzo Franza. L’inchiesta, partita tra lunedì e martedì negli uffici di piazzale Clodio, vuole far luce sui rapporti tra il docente – figura nota nel campo giuridico – e il manager del gruppo Franza. Al momento si ipotizzano traffico di influenze e corruzione, ma non si escludono sviluppi.
Da fonti giudiziarie si apprende che il fascicolo, appena iscritto a modello 21, ruota attorno a presunte intermediazioni indebite tra professore e imprenditore. Al centro dell’attenzione ci sarebbero gare pubbliche e appalti universitari. I magistrati hanno affidato al Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza una serie di accertamenti patrimoniali. Già eseguite alcune perquisizioni: nella casa romana del docente vicino a via Nomentana e negli uffici milanesi della società legata a Franza. Dall’ambiente investigativo filtra cautela: “Le verifiche sono ancora in corso, ogni elemento va valutato con attenzione”, spiega un inquirente, senza entrare nei dettagli.
Il nome di Stagno d’Alcontes, docente ordinario di diritto amministrativo alla Sapienza, era già stato al centro dell’attenzione in passato per consulenze affidate a grandi gruppi industriali. Ora gli investigatori stanno passando al setaccio mail, messaggi e contratti che – secondo quanto emerso – riguarderebbero incarichi affidati a persone vicine al professore in cambio di “facilitazioni” burocratiche. Non solo: da una segnalazione bancaria recente spunta un trasferimento sospetto di circa 90 mila euro, con movimenti incrociati tra società collegate ai due indagati. Interpellato telefonicamente nella sede della Caronte&Tourist Spa a Messina intorno alle 11:30, l’imprenditore Franza si è detto “tranquillo” e ha confermato “massima collaborazione con la magistratura”.
La Sapienza, sollecitata ieri pomeriggio su una posizione ufficiale, ha risposto con una nota interna: “Seguiamo con attenzione l’evolversi della vicenda giudiziaria e confidiamo nel lavoro degli organi competenti.” Più prudente il Ministero dell’Università: nessun commento fino alla conclusione delle indagini preliminari. Dal fronte politico poche parole. Il deputato Alessandro Ferri (PD), membro della Commissione Cultura alla Camera, ha chiesto “chiarezza sui rapporti tra università e privati”, ribadendo che “la trasparenza è una priorità”. Tra i colleghi del professore prevale invece silenzio e incertezza: un ricercatore di diritto amministrativo, che preferisce restare anonimo, confessa: “Sapevamo dei suoi contatti con imprenditori, ma non immaginavamo nulla del genere”.
Al momento non risultano misure cautelari né avvisi di garanzia notificati formalmente. Ma gli inquirenti non escludono nuovi sviluppi nelle prossime settimane. Nei corridoi della facoltà e nei gruppi degli studenti l’aria è tesa: c’è chi teme ripercussioni sulla didattica, chi si domanda se spunteranno altri nomi coinvolti. “Aspettiamo solo di capire quanto è profondo questo pozzo,” commenta uno studente uscendo dalle lezioni serali in viale Regina Elena.
Il fascicolo resta sotto stretto riserbo. Ma una cosa è chiara: la Procura vuole fare piena luce sui legami tra mondo accademico e imprenditoria. Solo con le prossime audizioni e i risultati degli accertamenti si capirà se ci saranno processi o se le accuse cadranno nel vuoto. Un’inchiesta che torna a mettere sotto i riflettori il tema della trasparenza nelle università italiane e le regole da seguire quando pubblico e privato si incontrano.
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