Roma, 1 novembre 2023 – Otto danzatori in jeans e t-shirt si muovono tra cori da stadio, video di partite e immagini di rivolte. È così che prende vita NON + ULTRAS, lo spettacolo del coreografo tedesco Moritz Ostruschnjak in prima nazionale al Teatro Vascello per il Romaeuropa Festival, nelle serate del 1 e 2 novembre. Un debutto molto atteso che mette al centro il confine fragile tra il tifo calcistico e l’identità di gruppo, proprio in un momento in cui le curve degli stadi sembrano confondersi con la logica dei social network.
Il corpo parla il linguaggio del tifo: sciarpe, simboli e gesti
Sul palco, un mucchio di sciarpe da tifoso – ben cinquecento – si trasforma in maschere, bandiere, tappeti di preghiera o perfino armi. Ostruschnjak, cresciuto tra la scena dei Writer tedeschi e la breakdance, e formato con maestri come Maurice Béjart, costruisce uno spettacolo dove si mescolano gesti di tutti i giorni e coreografie di gruppo. Si alternano tableaux vivants molto semplici a scene quasi da pantomima. “Volevo capire cosa resta del movimento ultras dopo che è entrato nel mondo dei social”, ha spiegato il coreografo durante le prove generali, mentre i danzatori ripetevano i movimenti ispirati ai video delle curve.
Tra Juventus, Iran e Swifties: un caos di simboli
La scena è un mosaico di simboli: sciarpe della Juventus, bandiere dell’Iran, riferimenti agli All Blacks e ai fan di Taylor Swift, i celebri “Swifties”. Slogan di provincia si intrecciano con motti globali, in un quadro che ricorda la frammentazione dei feed online. “C’è una logica da social media – ha confidato Ostruschnjak – dove tutto si mescola e si sovrappone: il culto delle icone, le tensioni politiche, le passioni di massa”. Il pubblico assiste così a una serie di immagini che vanno dalle riprese degli stadi di Monaco e del Cairo alla propaganda sportiva nordcoreana, dai manga giapponesi sul calcio ai disegni rinascimentali.
La danza come specchio dei cambiamenti sociali
Ostruschnjak guarda da vicino le trasformazioni della società di oggi. In NON + ULTRAS, la danza diventa uno strumento per mettere sotto la lente il destino del tifo organizzato, in un’epoca in cui il senso di gruppo sembra svanire nel virtuale. Sul palco, i gesti dei danzatori – presi dai video delle curve e dalla danza urbana – creano un paesaggio che cambia continuamente. Solo allora, tra una coreografia ampia e una scena più raccolta, arriva la domanda: cosa resta dell’identità ultras quando tutto diventa contenuto condiviso?
Dallo stadio al teatro: un flusso di immagini e suoni
Intorno ai danzatori scorre un continuo flusso di immagini e suoni. Video che mescolano riprese dagli stadi d’Europa e d’Africa, cerimonie religiose, manga e arte rinascimentale. Il suono passa dai rumori degli stadi agli inni dei tifosi, dalla musica pop a quella classica. “Volevo che la realtà irrompesse dentro il teatro”, ha detto Ostruschnjak. Eppure, non c’è mai una vera separazione tra palco e pubblico: il confine si fa sottile, come succede sui social dove ogni spettatore può diventare protagonista.
Un debutto che fa pensare al presente
Il debutto di NON + ULTRAS a Roma arriva in un momento in cui il tema dell’identità collettiva è al centro delle discussioni culturali. Le reazioni del pubblico, raccolte all’uscita dal Teatro Vascello poco dopo le 22, oscillano tra sorpresa e riflessione. “Non avevo mai visto il tifo raccontato così”, dice Marco, 34 anni, tifoso della Roma. “Mi ha colpito la forza delle immagini”, aggiunge Chiara, studentessa di danza. Ostruschnjak sembra aver toccato un nervo scoperto: la danza come specchio delle passioni di gruppo, ma anche delle loro contraddizioni.
Lo spettacolo torna in scena il 2 novembre e promette di lasciare un segno nel programma del Romaeuropa Festival, portando in scena non solo la fisicità del tifo ma anche le sue domande più urgenti.





