Bari, 9 dicembre 2025 – Le parole di Francesco Lamacchia, imprenditore agricolo di Altamura, sono nette e senza giri di parole: «L’acqua non arriva come dovrebbe. Le coltivazioni sono in pericolo, mese dopo mese». Questo allarme si sente forte, soprattutto in questi giorni di dicembre, tra i campi pugliesi dove la siccità mette a dura prova la sopravvivenza stessa delle aziende agricole. Ieri sera, vicino alla Masseria Fratelli Lamacchia, alcuni operai guardavano il cielo quasi sperando in una pioggia improvvisa. Ma le nuvole si sono fermate lontano all’orizzonte e la terra è rimasta arida.
Emergenza idrica, paura nel mondo agricolo
L’ultimo report dell’Osservatorio ANBI sulla risorsa idrica non lascia spazio a dubbi: in Puglia la situazione è critica. I bacini idrici segnano livelli inferiori del 30% rispetto alla media degli ultimi dieci anni. «Siamo abituati a sperare – racconta Lamacchia – ma ormai passano settimane senza una goccia. L’acqua arriva a sprazzi e spesso non basta per irrigare tutto». Il problema colpisce duro grano, pomodori, uliveti, le colture principali del Tavoliere e della Murgia.
Il Consorzio di Bonifica, che gestisce diversi impianti locali, ha già annunciato che le turnazioni saranno necessarie anche durante l’inverno. «Non è solo un disagio – sottolinea l’imprenditore –, qui rischiamo di perdere l’intera stagione. Senza acqua il terreno si spacca, le piante rallentano e molte muoiono». A conferma di tutto questo, lungo le strade provinciali tra Altamura e Gravina i campi si mostrano secchi e crepati.
Il gelo sull’economia agricola e la filiera
La carenza d’acqua pesa già concretamente sulle aziende: Coldiretti Puglia stima che siano oltre 15mila gli ettari a rischio nella provincia di Bari. «Abbiamo ridotto del 40% le semine autunnali – ammette Lamacchia – ora lavoriamo solo dove siamo certi di poter irrigare». Il danno si fa sentire anche lungo tutta la filiera alimentare: i mulini di Altamura che trasformano il grano duro locale hanno registrato un calo nelle consegne del 20% rispetto allo scorso anno.
Molti agricoltori chiedono interventi immediati. All’ultimo incontro in Comune è arrivata una richiesta chiara: «Bisogna intervenire subito sulle reti idriche» e potenziare gli invasi. «Ogni giorno perso si traduce in danni concreti», spiega un agronomo locale.
Le risposte delle istituzioni tra promesse e attese
Le istituzioni regionali hanno annunciato un piano straordinario per il risparmio idrico: la Regione Puglia ha stanziato 12 milioni di euro per manutenzioni urgenti sulle condotte principali. Però il presidente del Consorzio di Bonifica Alta Murgia avverte che «ci vorrà almeno un anno per vedere risultati reali». Nel frattempo, piccoli produttori e grandi aziende stanno cercando di fare la loro parte con sistemi di irrigazione goccia a goccia e metodi per conservare l’umidità del terreno. Lamacchia resta però scettico: «La tecnologia aiuta, ma senza pioggia o acqua dai bacini non possiamo fare miracoli».
Nel polo industriale di Gravina si parla anche di progetti per riutilizzare le acque reflue. Ma i tempi sono lunghi e servono permessi complicati. «Se ne discute da anni – ammette un funzionario regionale – ma la burocrazia va più lenta della realtà».
Agricoltori preoccupati, il futuro è un’incognita
Il timore più grande riguarda il raccolto primaverile. Michele Greco, giovane contadino incontrato davanti a una cisterna d’acqua, scuote la testa: «Abbiamo seminato meno grano e ci sono campi lasciati a riposo. Ogni euro speso per l’acqua pesa sempre di più». Anche i mercati locali risentono della situazione: alcuni commercianti segnalano rincari sui prodotti freschi causati dalla scarsità d’acqua.
La Puglia, da sempre terra dei cereali, rischia così di perdere una delle sue ricchezze maggiori. Gli agricoltori chiedono interventi urgenti ma anche investimenti duraturi, consapevoli che – come ricorda Lamacchia – «il problema non sparisce da solo. Senza acqua non c’è agricoltura; senza agricoltura qui resta ben poco».
Mentre si aspetta una pioggia (e soprattutto soluzioni concrete), lo sguardo dei contadini resta fisso al cielo. Nelle mani callose che stringono una zolla secca c’è tutta la fatica quotidiana di chi prova a far crescere qualcosa in una terra dove l’acqua sembra non voler più arrivare.





