La questione del ponte sullo Stretto di Messina continua a sollevare polemiche e preoccupazioni tra le organizzazioni sindacali e la popolazione. Recentemente, la Cgil, attraverso il segretario confederale Pino Gesmundo, ha lanciato un appello al governo italiano per ritirare il progetto del ponte. Questa richiesta è emersa dopo che la Corte dei Conti ha sollevato significativi rilievi riguardo agli iter di approvazione del progetto, che sono stati portati avanti con una sorprendente rapidità, senza la dovuta attenzione ai dettagli e alle normative vigenti.
Gesmundo ha evidenziato la necessità di un approccio più cauto, considerando che l’appalto è stato riattivato dopo oltre vent’anni, con un incremento di costi superiore al 300%. Questo dato solleva interrogativi sulla sostenibilità e sull’efficacia di un investimento di tale portata. La Cgil ha quindi deciso di scrivere direttamente al vicepresidente della Commissione europea, Stéphane Séjourné, per richiedere un incontro volto a discutere le implicazioni del progetto e la necessità di una verifica approfondita del rispetto della Direttiva sugli appalti pubblici.
Le preoccupazioni della Cgil
Questa richiesta di verifica non è nuova; era già stata suggerita dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) alcuni mesi fa. La Cgil ritiene irresponsabile, in un periodo di difficoltà industriale e sociale, esporre il Paese al rischio di sprecare ingenti risorse pubbliche. L’operato del governo, in questo contesto, è visto come potenzialmente dannoso, non solo per la gestione delle finanze pubbliche, ma anche per il futuro economico e sociale dell’Italia.
Gesmundo ha messo in evidenza un problema cruciale: i 13,5 miliardi di euro destinati al progetto del ponte potrebbero essere utilizzati in modo più efficace per migliorare le infrastrutture del Mezzogiorno. Questa regione, storicamente svantaggiata, necessita urgentemente di investimenti per completare progetti in corso e garantire continuità alle imprese del settore delle costruzioni, che stanno affrontando difficoltà significative.
La situazione delle infrastrutture nel Mezzogiorno
Secondo un recente rapporto delle opere strategiche infrastrutturali della Camera dei Deputati, si stima che manchino circa 18 miliardi di euro per le opere programmate e in corso di realizzazione in Calabria e Sicilia. Di seguito alcuni dettagli:
- Opere ferroviarie: oltre 8 miliardi di euro necessari.
- Strade e autostrade: 10 miliardi di euro richiesti.
La mancanza di fondi ha portato a ritardi preoccupanti nei lavori, e le imprese del settore segnalano gravi difficoltà nel reperire manodopera specializzata. In questo contesto, il progetto del ponte sullo Stretto appare come una priorità distorta rispetto alle reali esigenze delle infrastrutture nel sud Italia.
La sostenibilità del progetto
Inoltre, la questione del ponte solleva interrogativi sulla sostenibilità ambientale del progetto. In un’epoca in cui il cambiamento climatico è al centro del dibattito globale, è fondamentale considerare l’impatto ambientale di grandi opere infrastrutturali. La costruzione di un ponte sullo Stretto comporterebbe non solo un significativo consumo di risorse naturali, ma anche potenziali danni agli ecosistemi locali.
La Cgil, con la sua richiesta al governo e alla Commissione europea, lancia un segnale chiaro: è tempo di ripensare le priorità in materia di infrastrutture. Il ponte sullo Stretto, sebbene ambizioso, non deve diventare un simbolo di sperpero di risorse in un periodo in cui ogni euro deve essere investito con saggezza e lungimiranza. È cruciale che il governo ascolti le istanze delle organizzazioni sindacali e dei cittadini, orientando le proprie scelte verso progetti che possano realmente contribuire al benessere del Paese e al rilancio dell’economia, in particolare nelle aree più svantaggiate. La strada da percorrere è complessa, ma il dialogo e la collaborazione tra le istituzioni e le organizzazioni rappresentano il primo passo verso un futuro migliore e più sostenibile.