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Barbera e la Mostra del Cinema: uniti per la liberazione di Trentini

Non è mai facile affrontare la questione della detenzione di un cittadino all’estero, specialmente quando si tratta di una persona che ha dedicato la propria vita a fare del bene. Questa è la situazione di Alberto Trentini, un cooperante veneziano detenuto a Caracas da oltre 300 giorni senza alcuna accusa formale. La Mostra del Cinema di Venezia, attraverso la voce del suo direttore Alberto Barbera, ha deciso di scendere in campo per chiedere la liberazione di Trentini, un gesto che segna l’impegno della comunità cinematografica per i diritti umani e la giustizia.

La voce della comunità cinematografica

Durante un incontro aperto al pubblico, organizzato dall’Associazione Articolo 21 in collaborazione con il Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici e l’associazione Isola Edipo, Barbera ha espresso la propria indignazione per la situazione di Trentini. “Non è accettabile che una famiglia sia obbligata a una sofferenza così ingiustificabile e che dura da così tanto tempo,” ha affermato Barbera, sottolineando l’assenza di un capo di imputazione che giustifichi la detenzione del giovane cooperante. Queste parole non sono solo un appello alla giustizia, ma anche un richiamo alla responsabilità sociale di tutti noi.

Un gesto simbolico alla Mostra del Cinema

La Mostra del Cinema di Venezia, una delle più prestigiose manifestazioni cinematografiche a livello mondiale, ha scelto di utilizzare il proprio palcoscenico per dare visibilità a questa situazione drammatica. L’incontro si è svolto nella Casa degli Autori, uno spazio all’interno del festival che celebra il lavoro degli artisti e dei narratori. La scelta di questo luogo non è casuale: la Casa degli Autori si trova proprio sotto il terrazzo della casa di Trentini, un simbolo della vicinanza della comunità cinematografica alla sua famiglia in un momento così difficile.

Armanda Colusso, la madre di Alberto, ha preso la parola durante l’incontro, leggendo una lettera diretta al mondo del cinema. Le sue parole sono state cariche di emozione e disperazione, descrivendo il dramma della detenzione del figlio e l’attesa snervante per la sua liberazione. “Esigiamo che il nostro governo concretizzi gli sforzi per portare a casa Alberto,” ha dichiarato Colusso. “Ogni giorno in più di detenzione e attesa produce una intollerabile sofferenza.” Le sue parole risuonano come un grido di aiuto, ma anche come un appello alla solidarietà da parte di tutti, non solo della comunità cinematografica, ma della società nel suo complesso.

La lotta per i diritti umani

Il caso di Alberto Trentini non è isolato. Purtroppo, ci sono molti altri cittadini italiani e stranieri che si trovano in situazioni simili, costretti a subire le conseguenze di sistemi giudiziari che spesso non rispettano i diritti umani fondamentali. La detenzione senza accusa è una pratica che solleva interrogativi etici e legali, e la comunità internazionale è chiamata a intervenire. L’assenza di una giusta causa per la detenzione di Trentini porta a interrogarsi sulla legittimità delle azioni del governo venezuelano e sulle dinamiche politiche che possono influenzare questi eventi.

Barbera ha sottolineato l’importanza di far sentire la propria voce. “Sono qui per portare la mia personale solidarietà alla famiglia di Alberto,” ha detto, “e sono a disposizione, così come la Mostra del Cinema, per far cassa di risonanza su questo caso umano che va risolto al più presto.” È evidente che la comunità cinematografica non si limita a produrre film, ma si impegna anche attivamente in questioni sociali, utilizzando la propria piattaforma per affrontare ingiustizie e dare voce a chi non può parlare.

L’appello di Armanda Colusso per una mobilitazione generale è stato accolto con entusiasmo dai partecipanti all’incontro. “Alberto deve tornare a casa subito,” ha esortato la madre. “Scrivete, parlatene, passate parola. L’attenzione che si crea grazie alla solidarietà di artisti e giornalisti spero sia da sprone per chi ancora tentenna.” Questo messaggio di unità e determinazione ha trovato eco tra i presenti, dimostrando che la comunità non è disposta a rimanere in silenzio di fronte a una simile ingiustizia.

La Mostra del Cinema di Venezia, con la sua lunga storia di celebrazione del cinema e della cultura, si sta così trasformando in un palcoscenico per i diritti umani, dimostrando che l’arte può essere un potente strumento di cambiamento sociale. La mobilitazione per la liberazione di Trentini è solo un esempio di come il mondo del cinema possa impegnarsi attivamente per la giustizia, sollecitando l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni. In questo contesto, il caso di Alberto Trentini diventa un simbolo della lotta per i diritti umani e per la dignità di ogni individuo, un richiamo a non dimenticare mai che dietro ogni storia ci sono persone reali, con famiglie e sogni spezzati.

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