Roma, 31 dicembre 2025 – Oggi pomeriggio la capitale ha ospitato un momento di riflessione e confronto sul Medio Oriente, scandito da cinque tappe di testimonianza. L’evento, andato in scena tra le 15 e le 19 in luoghi simbolo del centro storico, ha coinvolto religiosi, esperti e rappresentanti delle comunità locali. In collegamento da Gerusalemme, il Patriarca Pierbattista Pizzaballa ha lanciato un messaggio di speranza e un appello diretto alle istituzioni e ai cittadini.
Cinque tappe tra memoria e attualità per raccontare il Medio Oriente
Il percorso si è snodato attraverso cinque momenti in altrettanti spazi – dalla Basilica di Santa Maria in Trastevere alla sede della Comunità di Sant’Egidio – con l’obiettivo di portare al centro storie personali, analisi sul campo e inviti alla pace. I protagonisti? Testimoni provenienti da Betlemme, Gaza e Nazaret, che hanno condiviso pezzi di vita segnata dalla violenza ma anche da tenaci sforzi di convivenza. “Parlare con sincerità è difficile quando ogni giorno è un’incognita,” ha ammesso padre Nabil Antaki, medico ad Aleppo, intervenuto alla terza tappa. È stato solo davanti a una platea attenta fatta di studenti e abitanti del quartiere che le sue parole hanno trovato davvero eco.
A seguire è intervenuto Paolo Branca, professore di Storia del Vicino Oriente: “Le divisioni politiche sono profonde, ma ascoltarsi resta una delle poche vie praticabili”. Poco lontano, alcuni volontari italiani impegnati nei corridoi umanitari hanno raccontato le difficoltà concrete: lunghe ore al valico di Erez, la fatica per portare medicinali. Dettagli che mettono in luce quanto sia complicato muoversi tra frontiere e posti di blocco.
Pizzaballa: “Non lasciateci soli”
Il momento più atteso della giornata è stato alle 17.30, con il collegamento video dal salone della Comunità di Sant’Egidio con il Patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa. Sullo sfondo il Muro Occidentale, Pizzaballa ha parlato per circa venti minuti: “In queste ore segnate dalla paura e dalla diffidenza reciproca, la voce dell’Europa non può tacere,” ha detto. Ha sottolineato poi come anche chi vive lontano dalle bombe abbia una grande responsabilità: “Non lasciateci soli”, ha ripetuto tre volte con un tono stanco ma deciso.
Rispondendo a una domanda sulla condizione dei cristiani in Terra Santa, ha ricordato che “le comunità restano unite anche nella loro diversità”. Ha invitato tutti a non abituarsi all’indifferenza. Piccoli gesti quotidiani possono fare la differenza nel fermare l’odio. Il suo intervento si è chiuso con un lungo applauso. Alcuni presenti hanno preso appunti; altri si sono scambiati sguardi carichi di emozione.
Voci dal territorio: storie vere e appelli alla pace
Tra le testimonianze più intense quella di Miriam Hajaj, insegnante a Nablus. Ha raccontato quanto sia difficile spiegare ai bambini cosa succede nel conflitto: “Chiedono sempre se potranno andare a scuola domani,” ha detto con voce ferma. “Io dico sì, ma so che non è affatto scontato.” Le sue parole hanno risuonato tra i presenti come un eco familiare.
Durante il quarto incontro sono stati presentati dati aggiornati sulle emergenze umanitarie: secondo l’ONU ci sono stati oltre 45mila sfollati solo nell’ultimo mese tra Cisgiordania e Striscia di Gaza. Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana, ha sottolineato quanto sia urgente mantenere alto il sostegno internazionale.
Un finale in silenzio per costruire ponti
La giornata si è chiusa verso le 19 con una fiaccolata silenziosa da Sant’Egidio fino a Piazza Navona. Le voci dei partecipanti si sono unite in un messaggio semplice ma forte: tenere aperto un filo diretto di ascolto e solidarietà tra Roma e Gerusalemme. Nessuna promessa facile ma la consapevolezza che anche negli momenti più duri ogni incontro può diventare un ponte.
Alla domanda finale sulla possibilità reale di pace, Pizzaballa ha risposto senza fronzoli: “Serve coraggio per continuare a credere negli altri. Nonostante tutto.” Ed è su queste parole che si è spenta una giornata ricca di volti e domande sospese nel crepuscolo romano.





